La Nuova Sardegna

Cisl: Istat bugiardo, ora più disoccupati

di Luca Fiori
Cisl: Istat bugiardo, ora più disoccupati

Forza lavoro: nel secondo trimestre nell’isola 23mila unità in più. Putzolu: «Ma gli inoccupati ora sono il 18 per cento»

02 settembre 2015
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SASSARI. Aumentano gli occupati e la forza lavoro, ma crescono e di tanto gli inoccupati e gli scoraggiati, quelli che il mondo del lavoro non lo hanno mai conosciuto e che non riescono - e in alcuni casi non vogliono - farne parte. La seconda rivelazione annuale dell’Istat, che fotografa il secondo trimestre dell’anno, rivela che nell’isola rispetto allo stesso periodo di un anno fa la forza lavoro è aumentata di ben 23 mila unità (+3,4%).

Gli occupati sono passati da 553 mila del secondo trimestre 2014 a 568 mila di fine giugno 2015 (+ 2,7%). Il problema è rappresentato però dalle 8000 persone che da aprile a giugno di quest’anno si sono andate ad aggiungere alla moltitudine di disoccupati già presenti in Sardegna. L’aumento nel secondo trimestre di quest’anno è stato del 6,5 percento rispetto allo stesso periodo del 2014. «L’asfittico mercato del lavoro sardo - spiega il segretario generale Oriana Putzolu - lascia fuori 125000 persone. È sostanzialmente per questo motivo che l’aumentato tasso di occupazione di 1,4 percento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso non scalfisce il tasso di disoccupazione addirittura salito di 0,5 punti». Nel secondo trimestre del 2014 il tasso di disoccupazione nell’isola era del 17,5 percento, da aprile a giugno del 2015 è salito a 18». Sembra dunque che il sistema produttivo sardo non abbia la forza e la consistenza per rispondere efficacemente all’offerta di lavoro sempre più crescente e qualificata. «L’attuale situazione potrà essere modificata in senso positivo - spiega Oriana Putzolu - solamente attraverso decisi interventi per eliminare le diseconomie strutturali dell’isola come trasporti, infrastrutture, insularità e banda larga. L’ultimo rapporto Istat - continua il segretario generale della Cisl - conferma indirettamente che le politiche del lavoro in Sardegna arrancano, soprattutto quelle destinate ai giovani. In particolare il programma “Garanzia giovani” che, nonostante le risorse stanziate e l’avvio di diversi strumenti messi in campo - denuncia la Cisl - non riesce a dare risultati quantitativamente soddisfacenti». Il generalizzato calo nazionale degli occupati 15/34enni e 34/49enni non ha risparmiato i giovani sardi, che sempre più numerosi – negli ultimi anni – hanno preferito la via dell’emigrazione all’inattività assoluta. Sono stati 7200 lo scorso anno i giovani sardi che sono andati via dall’isola alla ricerca di fortuna. E l’età media dei cervelli e della braccia che hanno lasciato la Sardegna per cercare di realizzarsi altrove è di 33 anni. «Serve un piano serio per il lavoro - aggiunge Oriana Putzolu - la Sardegna può essere salvata dalla drammatica situazione in cui è costretta dalla crisi - conclude la sindacalista - solo se la Giunta farà partire in contemporanea provvedimenti per rilanciare il lavoro e investimenti in grado di colmare il gap nelle infrastrutture con le regioni del Centro-Nord»

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