La Nuova Sardegna

L'emigrazione tra le cause del calo demografico in Sardegna: l'emorragia continua

L'emigrazione tra le cause del calo demografico in Sardegna: l'emorragia continua

Soltanto Cagliari e Olbia-Tempio crescono, ma soprattutto grazie all’arrivo di stranieri

01 settembre 2015
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SASSARI. Non è solo il saldo, quasi sempre negativo, tra nati e morti. Ci sono anche i tanti giovani in partenza all’origine del calo demografico della Sardegna. Perché fra tanti che fanno la valigia, ce ne sono parecchi che nell’isola non tornano più. Il viaggio diventa qualcosa di più di un’esperienza all’estero: chi trova lavoro spesso resta lì, soprattutto se l’impiego è attinente con il percorso di studi o la formazione professionale. A quel punto la Sardegna può diventare un ricordo, la terra d’origine che non riesce a soddisfare le ambizioni dei suoi figli. I 7200 – per la stragrande maggioranza giovani – che secondo le rilevazioni delle Acli hanno lasciato la Sardegna nel 2014, si innestano in un quadro demografico allarmante.

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Nell’isola molti paesini sotto i 5mila abitanti sono a rischio estinzione, per alcuni l’estrema unzione è prevista entro i prossimi 20 anni. Il motivo è semplice: i giovani vanno via, non nascono più bambini, la popolazione è sempre più anziana. L’anno scorso, considerando il saldo naturale (la differenza tra nati e morti) e il saldo migratorio (la differenza tra i residenti acquistati e quelli persi), la popolazione dell’isola è diminuita di 573 unità. Crescono soltanto due province: Cagliari, con +1098 residenti e l’ormai ex Olbia-Tempio, con +1432. In tutte le altre vince il segno meno: Sassari -382, Oristano -368, Nuoro -567, Carbonia-Iglesias -694, Medio Campidano -535 e Ogliastra -57.

In un quadro simile, a rendere meno drammatica la situazione sono gli stranieri, che compensano in parte la situazione: nel 2014 sono stati 45.079 i cittadini provenienti dall’estero che hanno deciso di stabilirsi in Sardegna, 2920 in più rispetto al 2013.

A patire maggiormente all’interno del territorio regionale il calo demografico sono i piccoli paesi, nel mirino costante di politiche di tagli – regionali e statali – che comportano eliminazione di servizi e accorpamento con centri più grossi. Per evitare che il quadro si esasperi ulteriormente, è necessario mettere in campo strategie in controtendenza: lo sostengono le Acli che a breve presenteranno un progetto sperimentale che coinvolgerà numerosi piccoli comuni dell’isola. L’obiettivo è rallentare l’emorragia con strumenti che frenino la fuga, soprattutto dei più giovani.

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