La Nuova Sardegna

Caravaggio a Sassari, l'ira di Vittorio Sgarbi contro chi critica la "sua" mostra

di Giovanni Bua
Vittorio Sgarbi alla mostra di Caravaggio a Palazzo Ducale
Vittorio Sgarbi alla mostra di Caravaggio a Palazzo Ducale

Durissima replica alle parole del pittore sassarese Igino Panzino che aveva definito l'esposizione in corso a Palazzo Ducale «un affare travestito». Il vulcanico curatore: «Parole dettate dall’odio nei miei confronti».

30 agosto 2015
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SASSARI. Una mostra che «più che gli interessi della cultura, finisce per fare quelli del suo noto curatore, dei proprietari delle collezioni private e dei mercanti d’arte che vivono di questi affari travestiti». Non è uno abituato a mandarle a dire Igino Panzino, notissimo artista sassarese con alle spalle una quarantennale carriera di pittore, scultore, insegnante, curatore. Oggetto dei suoi strali, lanciati dalla pagina delle opinioni della Nuova Sardegna, la mostra in corso di svolgimento nella sala Duce del Comune di Sassari curata da Vittorio Sgarbi: “Caravaggio e i caravaggeschi”.

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E il critico d’arte ferrarese non è certo uno che si tira indietro quando c’è da rispondere: «Della mostra di cui io in persona ho scelto le opere di vario interesse – attacca Sgarbi in una lettera al vetriolo – nel suo intervento come opinionista sulle pagine della Nuova Panzino non cita una che sia stata messa in discussione, e ignora quelle che sono state studiate, riconoscendone l’importanza, da valorosi studiosi. Da Mina Gregori a Claudio Strinati e Nicola Spinosa (che hanno scritto in catalogo), al conservatore del Louvre, Arnaud Brejon de Lavergnee che si è prenotato per scrivere diverse schede, tutti hanno valutato la bontà e la qualità delle opere esposte, sorprendente per la difficoltà dei prestiti e per la novità dei tanti e straordinari inediti. Il Battistello Caracciolo è un capolavoro; così il sorprendente Mattia Preti con il Martirio di San Gavino, che viene dalle Monache Cappuccine di Sassari, chiesa chiusa da anni».

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«Grazie a questa mostra tutti hanno potuto rivedere il dipinto che è stato studiato con convinzione dal massimo esperto del pittore Keith Sciberras, che in settembre sta venendo a Sassari per studiarlo ancora meglio», continua Sgarbi, curatore della mostra a Palazzo Ducale.

«Io ho seguito l’iniziativa di cui sede e organizzazione prescindevano da me – sottolinea il critico – alla fine di una lunga ricerca iniziata dal museo Fesch e culminata con questa esposizione richiestami in tempi brevissimi. Nessuna presunzione e nessuna illusione per una amministrazione comunale che ha chiesto l’esposizione e che ha speso una cifra molto limitata, senza favorire nessuno e tanto meno me che l’ho aiutata con la convinzione di garantire una mostra decorosa, stimolante, non dogmatica, libera come tutte le mostre di proposta. La città di Sassari ha avuto una buona opportunità, e le gratuite insinuazioni e l’odio contro di me non hanno fondamento alcuno».

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E le parole di Panzino non sono piaciute nemmeno al sindaco Nicola Sanna: «L’intervento del maestro non può non essere commentato – scrive il primo cittadino –. L’interlocutore è un artista stimato e colto, prende posizioni nette di critica, come è lecito e utile. L’amministrazione accoglie progetti e li valuta secondo criteri di qualità generale della proposta e della relativa convenienza economica. La mostra è stata sottoposta all’amministrazione, godeva di un sostegno economico privato e costituiva per Sassari una importante sfida nella promozione turistico-culturale. Va misurata, dunque, oltre che sulla qualità dell’offerta anche sui numeri: i visitatori, gli incassi, il rapporto costi benefici per la città. Lo faremo a chiusura della mostra e il dibattito sarà interessante se terrà conto anche di questi dati».

E alle parole di Panzino, che definisce la mostra «una raccolta eterogenea di quadri, per la maggior parte provenienti da collezioni private, allestita in uno spazio angusto e pessimamente illuminato», Sanna replica: «Sassari non ha al momento spazi adeguati per mostre di contenuto artistico di rilievo internazionale e non dispone del Musa, di proprietà statale. Ma i recenti accordi con Accademia e università sulla gestione del Masedu e dell’ex-Ma vanno in quella direzione. La mia amministrazione in quest’ultimo anno ha realizzato tre mostre su Eugenio Tavolara: una in collaborazione col Mart di Rovereto diretto fino alla primavera scorsa dalla Cristiana Collu, chiamata oggi a dirigere il Museo Nazionale di Arte Moderna. Cosa c’è di provinciale in tutto questo? Sassari ha bisogno che i suoi artisti escano dagli orticelli e dialoghino fra loro e con la città e con il mondo intero. Noi questo stiamo facendo».

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