La Nuova Sardegna

Desertificazione, allarme Sardegna: 30% della superficie a rischio aridità

di Luca Fiori
Un trattore dissoda un terreno inaridito dalla siccità
Un trattore dissoda un terreno inaridito dalla siccità

Il Cnr all’Expo fa il punto sulla situazione in tutto il mondo: anche l’isola ha i suoi problemi, ma tra le regioni italiane Sicilia e Puglia stanno peggio. La diffusione delle aree inospitali influirà sulle ondate migratorie

26 agosto 2015
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SASSARI. Oltre il 30 percento della superficie dell’isola è a rischio desertificazione. Ma in Italia c’è chi sta peggio di noi. In Sicilia ad esempio le aree che potrebbero essere interessate da desertificazione sono addirittura il 70 per cento, in Puglia il 57 per cento, nel Molise il 58 per cento, in Basilicata il 55 per cento.

E la diffusione dei territori desertici e inospitali influirà sempre più sulle ondate migratorie già in atto. Ad essere colpiti dalla siccità sono infatti i paesi del bacino Mediterraneo, tra i più fragili dal punto di vista ambientale e antropico. Molte persone che arrivano da noi non fuggono dalla guerra, ma da aree rese invivibili dalla desertificazione, sono rifugiati ambientali. E il loro numero è destinato a crescere esponenzialmente nel prossimo futuro. Occorre un approccio sistemico al problema, capace di riportare in equilibrio ecologico i territori a rischio.

A rivelarlo è Mauro Centritto, direttore dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio nazionale delle ricerche e coordinatore della conferenza che questo tema vuole invece portare all’attenzione dell’opinione pubblica e degli stakeholder.

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Le aree siccitose coprono oltre il 41% della superficie terrestre. Il 72% delle terre aride ricadono in Paesi in via di sviluppo, la correlazione povertà-aridità è dunque chiara. Se si guarda all’Italia, gli ultimi rapporti ci dicono che è a rischio desertificazione quasi 21% del territorio nazionale, il 41% del quale si trova nel sud. Sono numeri impressionanti che raccontano di un problema drammatico di cui si parla pochissimo.

Nel mondo già due miliardi di persone vivono in aree siccitose e questo acuirà i fenomeni migratori. Il rischio è di passare alla “conca di polvere”, un punto di non ritorno. È l’allarme lanciato in una nota dal Cnr, il Consiglio nazionale delle ricerche, in merito ai dati che verranno discussi oggi nella conferenza “Siccità, degrado del territorio e desertificazione nel mondo che si terrà nei padiglioni milanesi di Expo 2015.

«Uno scenario inquietante, che non lascia spazio a dubbi sull’urgenza di azioni strategiche per arginare o mitigare i cambiamenti climatici. Entro la fine di questo secolo le previsioni parlano, per il bacino del Mediterraneo, di aumenti delle temperature tra 4 e 6 gradi e di una significativa riduzione delle precipitazioni, soprattutto estive: l’unione di questi due fattori genererà forte aridità. Paradossalmente - spiega Mauro Centritto - mentre per mitigare i cambiamenti climatici sarebbe sufficiente cambiare in tempo la nostra politica energetica, per arrestare la desertificazione questo non sarà sufficiente, poiché il fenomeno è legato anche alla cattiva gestione del territorio».

Aanche i più estremi deserti sono comunque degli ecosistemi, le aree aride includono il 20% dei centri di biodiversità e il 30% dell’avifauna endemica, mentre le conche di polvere sono un punto di non ritorno.

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