La Nuova Sardegna

La dieta-killer ricca di merendine e bibite gassate minaccia anche l'isola dei centenari

di Luca Rojch
Una foto tratta dal servizio del canale americano Nbc sui centenari sardi
Una foto tratta dal servizio del canale americano Nbc sui centenari sardi

I modelli di alimentazione imposti dai media prendono il posto di quelli dei nonnini. Così crescono le patologie. L’esperto: aumentano i casi di diabete di tipo 2, legato alle cattive abitudini a tavola

23 agosto 2015
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CAGLIARI. La terra dei centenari sarà schiantata da Nutella e Coca Cola. Pochi dubbi, l’isola è sempre più globalizzata anche a tavola e la dieta povera e genuina dei nostri avi è stata sostituita da quella pubblicizzata delle multinazionali.

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Lo stravolgimento delle abitudini, l’omologazione alimentare spinta dai colossi del cibo industriale ha già effetti sulla salute. Il dna nulla può contro i grassi idrogenati e gli zuccheri eccessivi e incontrollabili contenuti nella maggior parte degli alimenti industriali. E i nonnini sembrano destinati all’estinzione.

La dieta dei centenari, basata sulla scarsità, poco cibo, pochissimi zuccheri, poche proteine animali, è stata sostituita da una abbondanza ipercalorica. Calorie vuote, prive di fibre, oligoelementi e vitamine.

Gli effetti. Crescono i casi di diabete di tipo 2. Quello che viene in età adulta ed è il frutto di un cocktail di pessime abitudini. Una dieta ricca di grassi e zuccheri e una vita priva di movimento. Una patologia che intasa le strutture ospedaliere. Come spiega Marco Songini, primario della struttura complessa di Diabetologia e coordinatore del gruppo di studio “Epidemiologia, costi e qualità dell’ assistenza nel diabete” della società italiana di diabetologia Sid. Uno dei più grandi esperti in Italia della materia.

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«In questi anni è cresciuta in modo sempre più preoccupante la popolazione affetta dal diabete di tipo 2 – spiega Songini –. Frutto di cattive abitudini che si sono stratificate in questi anni. Il tipo 2 colpisce in particolare le persone dopo i 50 anni. Anche se sempre più spesso crescono i casi in cui sono i giovani a sviluppare patologie legate a una cattiva alimentazione che predispongono al diabete di tipo 2. A far aumentare questa tendenza è proprio l’abuso di alimenti che hanno troppi zuccheri, troppi grassi. In sintesi troppe calorie. Ci sono ragazzi di 18 anni già ipertesi, in sovrappeso. Tutte caratteristiche che portano a sviluppare malattie invalidanti in età adulta».

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L’ex terra dei centenari. Non è uno slogan. Le cattive abitudini potrebbero portare in breve tempo a un ridimensionamento del numero dei centenari nell’isola. Super nonnini estinti per gli stravizi a tavola.

«A rendere straordinari i nostri centenari – spiega Songini – era la loro alimentazione. Dettata dalla povertà e della scarsità. Ma la vera dieta mediterranea era la loro. Pane, olive, pomodori, poche proteine animali, poca carne, pochissimi grassi in particolare vegetali. La chiave della longevità non è solo nel Dna, ma anche nelle abitudini, tanti chilometri a piedi e una dieta povera di grassi e zuccheri. Oggi molte di queste scelte di vita sono state modificate. Perché la dieta mediterranea non è la pizza con la salsiccia e due dita di formaggio sopra. In altre parole si dovrebbe ascoltare più i nonni che la tv per scegliere cosa mangiare. La tendenza al sovrappeso contribuisce in modo essenziale alla comparsa del diabete di tipo 2 e forse anche di tipo 1».

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L’incidenza. È evidente che con una natalità vicina allo zero il diabete di tipo 1, quello che colpisce i bambini, ha una incidenza sempre maggiore, ma una prevalenza minore. Con l’allungamento della vita media e la creazione di un esercito di anziani cresce quello di tipo 2. Le strutture ospedaliere che assistono i diabetici hanno al 90 per cento pazienti con il tipo 2.

«Anche se non esiste un registro che ci dica in modo preciso quanti sono i pazienti che hanno questa patologia nell’isola – dichiara Songini –. So che l’assessorato regionale lavora proprio in questa direzione che considera prioritaria per organizzare l’assistenza ai pazienti».

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La gastrocrazia. A comandare all’interno delle scelte alimentari della popolazione sono sempre più le multinazionali. «Il cibo costa a livello industriale sempre meno e i grandi produttori per mantenere gli stessi guadagni devono far crescere i consumi – aggiunge Songini –. Ecco perché nascono le confezioni maxi, il tre per due al supermarket. Ma in generale molte scelte dei consumatori sono proprio orientate e formate sulle esigenze e pressioni “liminari” delle multinazionali». Il potere mediatico ha preso sempre più il sopravvento nelle scelte dei consumatori.

Lethal but legal. Letale ma legale. Come dice il titolo di un famoso libro anglosassone sulla interferenza delle grandi multinazionali del cibo e del fumo sulla società attuale.

«Molti dei prodotti che vengono consumati non sono proprio un toccasana, ma vengono commercializzati in modo molto accattivante – continua Songini –. In una lattina di Coca Cola ci sono 10 cucchiaini non di zucchero ma di fruttosio, dotato di potere edulcorante maggiore. Il sapore dolce nel lungo periodo crea dipendenza. Qualcuno può pensare: “Vabbé io consumo bevande senza zucchero”, ma attenzione che non contengano fruttosio. Il fruttosio non è uno dei prodotti migliori per l’organismo umano. Costa meno del saccarosio e viene commercializzato per consentire ai grandi produttori di mais, da cui si ottiene, di utilizzare le eccedenze e di fare cassa. Ma il fruttosio in grandi quantità è dannoso per il fegato, dà origine a steatosi epatica con sindrome metabolica. La tendenza a un consumo sempre più smodato di cibi ad alto contenuto di zuccheri, spesso fruttosio, e grassi ha portato a un boom anche nell’isola di persone affette da diabete di tipo 2».

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La ricetta. Ma come spiega l’esperto: «Questa patologia si può evitare in modo quasi banale – conclude Songini –. Si devono ridurre le calorie e si deve aumentare l’attività fisica. Così si riduce al minimo la pletora di farmaci per il diabete, diventati un grosso mercato per big farma e non come spesso definiti antidiabetici o ipoglicemizzanti. Costosi e spesso inutilim con un grosso beneficio economico per la nostra sanità pubblica. Stop a determinati tipi di cibi e bevande. E anche dal punto di vista dell’assistenza in molti casi una buona parte dell’attività di monitoraggio e di cura possono essere svolte dal paziente stesso, lontani dalle strutture ospedaliere, in collaborazione con il proprio medico di famiglia. Inutile intasare i centri diabetici per questo tipo di patologia, in particolare se agli inizi e non complicata da malattie cardiovascolari o degli arti inferiori come il piede diabetico».

@LucaRojch

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