La Nuova Sardegna

Emergenza annegati, parla il bagnino Antonio Muroni: «Così salvo anche gli incoscienti»

Pier Giorgio Pinna
Antonio Muroni, bagnino a Porto Ferro
Antonio Muroni, bagnino a Porto Ferro

Incidenti, attacchi di panico, malori... I consigli del volontario sassarese che con 4 compagni vigila sulla sicurezza dei bagnanti a Porto Ferro: «Rispettate sempre il mare, può trasformarsi in una trappola mortale»

21 agosto 2015
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PORTO FERRO. «Certo, salvo anche gli incoscienti: anzi, soprattutto loro». Dall’inizio di luglio, a Porto Ferro, Antonio Muroni, bagnino spiderman che soccorre la gente con la moto d’acqua, non ha avuto un attimo di tregua. Tra incidenti, malori, emergenze, attacchi di panico lui e gli altri 4 compagni della coop Vosma, che garantisce assistenza per conto di Protezione civile e Comune di Sassari, non si fermano davvero mai.

Al lavoro tutti i giorni. Per 10 ore: 9-19, sino a metà settembre. «Ma va bene così», dice il giovane operatore. Volontario sassarese, 29 anni, ha il brevetto dal 2002. Può vantare esperienze in Puglia e in altre zone della Sardegna. Diplomato all’istituto d’arte, d’inverno fa il fotografo.

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«Ma in questa stagione la nostra presenza qui è indispensabile – spiega – Perché in giro ci sono troppi irresponsabili. E invece il mare va rispettato. Da tutti. Dico di più: bisognerebbe sempre dargli del Lei, ma le spiagge sarde sono piene di persone imprudenti che a quella L da usare con la maiuscola neppure pensano».

Quali sono i pericoli qui a Porto Ferro?

«Se il mare è calmo, non ce ne sono. Ma questa zona nord-occidentale dell’isola è esposta ai venti e così non succede spesso. Quando il mare s’ingrossa, si formano correnti di deflusso. In tre punti precisi: uno all’inizio della spiaggia per chi arriva dalla discesa principale, il secondo al centro del litorale e l’ultimo nella zona verso il lago di Baratz».

Che cosa succede in casi del genere?

«Chi non è a conoscenza di questi pericoli è portato a sottovalutarli. Ma la corrente, se è forte, può trascinarti via. Ecco perché noi, dopo aver esposto la bandiera rossa, andiamo da una parte all’altra di Porto Ferro per mettere in guardia i bagnanti e diciamo a tutti di non tuffarsi».

Vi danno ascolto?

«In genere sì. Ma c’è pure chi vuol fare sempre di testa propria. Ci sono sardi che ti dicono: “Guarda che vengo qui da 30 anni e non mi è mai capitato niente”. E turisti, magari stranieri, che sono convinti di sapere tutto e invece non conoscono le insidie del mare».

Si formano mulinelli?

«No, qui niente vortici in acqua. I rischi, di fatto, sono legati solo al deflusso. E all’imperizia di chi non sa nuotare o si fida troppo della sua resistenza in acqua. Perché il punto è proprio questo: ogni tratto di costa ha le sue particolarità, i suoi pericoli. Ecco perché prima di farsi il bagno occorre informarsi bene di tutto».

Basta una torretta di controllo per una spiaggia vasta come Porto Ferro?

«Abbiamo una visione ampia. Perché per vigilare usiamo i binocoli. E per il pronto intervento ricorriamo alle moto d’acqua. Così, se scorgiamo qualcuno incerto, capiamo che è stato preso dal panico, magari anche col mare piatto. E allora con i binocoli riusciamo a cogliere la sua espressione d’angoscia, anche da grandi distanze, e ci muoviamo immediatamente».ù

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Che cosa fate esattamente?

«Quando in pochi minuti siamo a contatto con il bagnante, gli avviciniamo la tavoletta di salvataggio. In genere lui ci si aggrappa e così si tranquillizza. A quel punto è semplice riaccompagnarlo sino alla riva».

Finora molte emergenze?

«Sì, parecchie. Come sempre d’estate, del resto».

Una più preoccupante delle altre?

«Sabato scorso, con il mio collega Andrea Bucchiddu, ci siamo dovuti occupare di due bambini: avranno avuto 8-10 anni. Non avevano le pinne, le correnti li spingevano fuori».

Che cos’è successo poi?

«Quando già stavamo andando a prenderli con la moto d’acqua, si sono avvicinati i genitori e ci hanno chiesto aiuto: erano francesi, molto preoccupati. Ma i bambini si sono tranquillizzati non appena ci hanno visto arrivare: così riuscire a salvarli non è stato difficile. Ma io non mi stanco di ripetere sempre a tutti: mai sottovalutare il mare, può trasformarsi in una trappola che non dà scampo».

 

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