La Nuova Sardegna

Precari della scuola, nuove proteste: «No a deportazioni»

di Stefano Ambu
Precari della scuola, nuove proteste: «No a deportazioni»

Molti docenti sardi contestano la possibilità di trasferimenti L’isola in coda alle richieste di assunzione: soltanto 1.747

19 agosto 2015
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CAGLIARI. Solo qualche giorno di pausa per ricaricare le batterie. Ma la protesta degli insegnanti che non vogliono emigrare continua: in programma entro la fine della settimana blitz e flash mob per convincere Regione e Governo a bloccare sul nascere la "deportazione" dei docenti. Non c'è tempo da perdere: la macchina della temutissima fase B, una volta terminati i passaggi precedenti, si sta mettendo in moto.

Per gli insegnanti il via a un incubo: in questi giorni, in teoria già da ieri, potrebbero arrivare le chiamate. Le fasi 0 e A sono state gestite dagli uffici scolastici regionali e quindi prevedevano destinazioni vicine o comunque gradite. La B no, è gestita dagli uffici del ministero. E il sistema non potrà fare altro che incrociare i dati: province preferite ok. Ma anche posti vacanti e punteggi.

A quel punto agli insegnanti viene comunicata via e-mail la nuova sede. E il docente avrà dieci giorni di tempo per comunicare l'accettazione e poi prendere servizio. C'è una possibilità per rimandare l'eventuale trasloco: è quella offerta ai destinatari delle supplenze annuali sino a giugno 2016.

Ma il problema trasferimento si riproporrebbe la prossima estate. Per gli altri non resta che aspettare l'esito della "lotteria".

Nelle manifestazioni della scorsa settimana maestri e prof hanno spiegato davanti al Consiglio regionale, al palazzo di viale Trento e persino in aeroporto perché non vogliono lasciare l'isola. Motivazioni economiche innanzitutto: spese di alloggio e viaggi che andrebbero a ridurre pesantemente lo stipendio. E affettive: precari sono statisticamente in media tra i 40 e 50 anni e molti di loro hanno già messo su famiglia o comunque devono fare conti con genitori spesso anziani e talvolta malati. Rispetto ai numeri iniziali gli insegnanti che rischiano di partire sono diventati 1.747: sono i docenti che alla scadenza del 14 agosto hanno deciso di presentare domanda di assunzione. Gli altri? Hanno rinunciato. O meglio hanno deciso di rimanere nelle graduatorie ad esaurimento per le supplenze: per loro niente assunzione, ma almeno la certezza di rimanere vicini a casa.

Nel frattempo i precari in rivolta incassano la solidarietà delle organizzazioni sindacali, confederali e autonome. Sono in tanti a schierarsi al loro fianco in queste ore. Anche la Cisl, che attraverso i suoi dirigenti spiega: «Nella scuola, come e forse più che in altri settori, da sempre ci si muove, com'è naturale che sia, per cercare lavoro nei territori dove maggiori sono le opportunità di occupazione. Ma un conto è farlo per scelta, altro essere costretti a una mobilità che ha ben poco di razionale. Magari per le regole assurde di un piano assunzioni pieno di incongruenze, contraddizioni e inutili forzature, frutto della superficialità e della scarsa conoscenza dei problemi da parte del governo».

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