La Nuova Sardegna

Coltelli e delitti, polemica dopo la gaffe Rai

di Elena Corveddu
Coltelli e delitti, polemica dopo la gaffe Rai

Da Pattada critiche e accuse alla trasmissione “Fuori binario”mentre il tam tam si estende sul web

19 agosto 2015
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PATTADA. Dopo il servizio della trasmissione “Fuori Binario”, sulla terza rete della Rai, è nata la bufera che ha fatto indignare tutti, o quasi tutti. In primo luogo il parlamentare di Unidos Mauro Pili, che ha postato via web il brano dell’intervista fatta da un inviato del programma a un artigiano sardo che produce coltelli. «Uno pseudogiornalismo che umilia e offende il nostro popolo – denuncia Pili –: fa passare la Sardegna come l’isola di una tribù che usa i coltelli tradizionali per ammazzare la gente». Non solo in un caso, ma per ben due volte, nel programma è stato chiesto all’artigiano se il coltello è un’arma usata nell’isola per uccidere. Fatto che ha spinto numerosi navigatori su internet a commenti negativi. E che ha indotto tanti residenti nei luoghi dove più forti sono le tradizioni per la produzione di coltelli a reagire con sdegno.

“Sa resolza”, il coltello pattadese, ha infatti una storia antica che va rispettata. Ma soprattutto, prima di parlarne, bisogna conoscerne radici e storia. Anzi, per comprendere meglio sarà forse il caso di dare uno sguardo al testo “Pattada e il suo coltello” scritto da Lucrezia Campus Virdis, coordinatore scientifico del sistema museale “Celeberrimi populi” Anglona – Goceano – Monte Acuto. Oltre che di leggere con particolare cura il paragrafo dedicato alle lame e al mondo femminile: «Durante il parto, un coltello aperto veniva messo sotto il letto per tagliare il dolore. Entrava come componente della pratica del rimedio contro il malocchio (se meighina ‘e su colpu e s’oju), dopo essere stato immerso nell’acqua santa, sfregato con il sale e unto con l’olio. Una vera e propria trasposizione della ritualità cristiana in ambito pagano». E ancora: usato per incidere e sagomare il pane, raschiare il formaggio e più in generale per cucinare, il coltello aveva tanti usi nel mondo femminile.

Antoine Claude Pasquin (noto come Valery) raccontava nel suo “Viaggio nell’isola di Sardegna” (1837-1838) che le donne, in caso di assassinio, «si recavano davanti alla casa del creduto omicida e lì pubblicamente, mangiavano un cuore crudo per annunciargli la vendetta». «Grazie al cielo, qua non si vedono girare per strada donne che mangiano cuori col coltello tra i denti», è oggi uno dei commenti diffusi nel Nord Sardegna dopo la trasmissione. Accompagnato spesso da un altro giudizio: «Quando la battuta diventa noiosa, è forse meglio tacere».

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