La Nuova Sardegna

teatro

Celestini a Montresta con “Racconti d’estate”

di Roberta Sanna
Celestini a Montresta con “Racconti d’estate”

MONTRESTA. Si parte con un’ironica divagazione sull’ansia, quella paradossale del protagonista narratore, Ascanio Celestini, che introduce in un contesto surreale e marca il ritmo della narrazione...

10 agosto 2015
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MONTRESTA. Si parte con un’ironica divagazione sull’ansia, quella paradossale del protagonista narratore, Ascanio Celestini, che introduce in un contesto surreale e marca il ritmo della narrazione orale. Sono i “Racconti d’estate” con cui Celestini, ospite per la quarta volta del festival “L’isola del teatro”, apre con successo l’iniziativa organizzata dal Teatro del Sale. Racconti anche per famiglie, non sempre si può stare nel conflitto e nel tema politico, sottolinea.

Oralità dunque, che non è solo la fiaba, ma quel qualcosa che continua a vivere nella narrazione. Come la storiella, la barzelletta, l’unica vera “scrittura orale” ancora viva. Insieme a certe storie della tradizione orale, le barzellette funzionano fin quando riescono a dire ancora qualcosa sulla società, o su di noi, sui misteri della vita. Altre non si capiscono più, e non fanno più ridere. Le più interessanti, spiega, sono quelle che partono da brevi narrazioni, che sembra raccontino una certa cosa e poi ti stupiscono e ne dicono un’altra. Coniuga le sue anime di antropologo e narratore, Celestini, anche se ovviamente è la seconda, quella dell’affabulatore, che prende più spazio, in un crescendo di storie, storielle e battute. Come quelle sui carabinieri, che arrivano a cadenza, appena se ne racconta una arrivano le altre. Anche se poi, si dice, le barzellette sui carabinieri son solo tre, «e tutto il resto è verità». Esiste anche la meta-barzelletta, quella in cui c’è una storiella che uccide appena detta. Il narratore viene processato, ma appena la racconta in tribunale muoiono tutti. Meno due carabinieri, che muoiono due mesi dopo.

Dalle storielle si passa alla tradizione orale più antica, la tradizione dello sciocco, presente nell’area mediterranea con diversi nomi. Giufà il più noto, di matrice siciliana, è uno sciocco che fa sciocchezze, ma in realtà non è mai chiaro se le fa perché è veramente sciocco o perché così riesce ad ingannare gli altri. Oppure è veramente sciocco, ma per qualche strana iperbole ci azzecca, e non solo la scampa ma ottiene ricchi tesori. E son davvero un tesoro di inventiva, fantasia e ironia, le storie di Giufà narrate da Celestini che sono il cuore dello spettacolo.

Racconti più recenti della produzione di Celestini propongono invece riti di iniziazione, piccoli assurdi segreti (“Vengo da Ostia, là dove inizia il mare”) piccolo capolavoro surreale e poetico, oppure racconti di inquietanti sdoppiamenti. «Mi sveglio una mattina e siamo in due», dice di un marito sdoppiato e disorientato, con due metà che non fanno una persona, e nel finale una moglie con personalità plurime, che solo quando dorme può finalmente sognare di essere una persona soltanto.

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