La Nuova Sardegna

Energie rinnovabili

Pale eoliche, stop all’assalto: ecco l’elenco delle aree protette

di Stefano Ambu
Un impianto eolico
Un impianto eolico

La Regione impone una serie di paletti con l’obiettivo di tutelare paesaggio e beni naturali. Impianti banditi da parchi, riserve e zone umide. Sì ai limiti di potenza degli impianti

08 agosto 2015
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CAGLIARI. Sì alle energie alternative. Ma a patto che torri e pale non invadano o diano fastidio a nuraghi, parchi, aree marine protette, con tanti saluti a storia e paesaggio. E che non ci siano speculazioni. Da ieri per gli impianti eolici c'è una sorta di "paravento": una mappa di aree protette per le quali vale il principio di non idoneità. Tecnicamente non si tratta di vincoli e divieti, ma è una cartina che dovrà essere guardata attentamente da chi intenda investire sull'energia in Sardegna. Giusto per sapere fin dall'inizio che in certe aree il percorso potrebbe essere a ostacoli. La decisione è stata assunta dalla Regione con una delibera di Giunta. Introdotto una sorta di principio di "presunta incompatibilità".

I paletti. «In gioco due principi di valore costituzionale – ha detto l'assessore regionale all'Urbanistica Cristiano Erriu nel corso della presentazione del provvedimento – da una parte la massima diffusione delle fonti di energia rinnovabile, dall'altra la salvaguardia e l'integrità del paesaggio». Non sono ritenute idonee innanzitutto le aree di notevole interesse pubblico, i beni vincolati ex legge, le zone già vincolate in occasione dell'approvazione del Ppr e nel sito Su Nuraxi di Barumini, inserito nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco. Le eccezioni: si potranno realizzare senza problemi gli impianti nelle aree industriali anche dismesse purché abbiano mantenuto la destinazione urbanistica o, in alcuni casi, nelle infrastrutture portuali commerciali e industriali. Questo sotto il profilo urbanistico. Mentre per quanto riguarda l'aspetto ambientale sono off limits le aree naturali protette e parchi nazionale. Nello specifico Asinara, La Maddalena, Capo Carbonara, Capo Caccia-Isola Piana, Penisola del Sinis- Mal di Ventre, Tavolara Punta Coda cavallo. E inoltre parchi e riserve regionali, monumenti naturali e aree di rilevante interesse naturalistico. Considerate non idonee anche le zone in cui è accertata la presenza di specie animali soggette a tutela dalle convenzioni e dalle direttive comunitarie. Poi le zone umide di importanza internazionale, aree incluse nella Rete Natura 2000, aree di riproduzione, alimentazione di specie protette e Iba, important bird areas. Ancora, particolare attenzione e "protezione" sarà assicurata alle aree a rischio idrogeologico.

I limiti agli impianti. «Vengono introdotti – ha detto l'assessore all'ambiente Donatella Spano- delle classificazioni anche sulla potenza dell'impianto: questo è importante perché ci protegge dalle eventuali speculazioni spesso denunciate dai sindaci o dai proprietari delle aree». Caratteristiche tecniche che - secondo le intenzioni della Regione - dovrebbero favorire la produzione di prossimità. In qualche modo una risposta a chi ritiene che la produzione degli impianti debba essere proporzionata alle esigenze della Sardegna. Senza quantitativi extra per l'esportazione.

La consultazione. Un indirizzo che la Regione vuole condividere con le comunità: sino al prossimo 31 ottobre è previsto un periodo di ascolto per apportare eventuali modifiche al quadro impostato nella delibera di ieri. Previsto un gruppo di lavoro per il monitoraggio e l’aggiornamento dello studio delle aree e dei siti non idonei. Successivamente saranno individuate ulteriori aree "protette" in ragione delle esigenze di tutela connesse alle tradizioni agroalimentari, alla presenza di produzioni agricolo-alimentari di qualità e/o di particolare pregio rispetto al contesto paesaggistico-culturale rurale o di un'elevata capacità d'uso del suolo. L’individuazione potrà essere aggiornata anche a seguito dell’approvazione del Piano energetico regionale.

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