La Nuova Sardegna

denuncia del deputato di sel

Piras: «Parte depotenziata la commissione sull’uranio»

ROMA. Timori alle Camere sull'uranio impoverito. La commissione parlamentare d'inchiesta suscita perplessità prima ancora che siano nominati i suoi componenti. Meglio: a creare allarme sono i criteri-...

06 agosto 2015
3 MINUTI DI LETTURA





ROMA. Timori alle Camere sull'uranio impoverito. La commissione parlamentare d'inchiesta suscita perplessità prima ancora che siano nominati i suoi componenti. Meglio: a creare allarme sono i criteri-base per le future indagini. «È in atto una manovra per consegnare la commissione a conduzioni politiche di favore nei confronti di ambienti della Difesa e vertici delle forze armate: vogliono rendere irrilevanti le opposizioni», denuncia il deputato di Sel Michel Piras. Sos da tenere in considerazione perché, assieme ai rilievi critici di un parlamentare bene informato come Piras, arrivano analoghi squilli di rivolta da altri suoi colleghi.

Ma che cos'è il materiale di cui si parla? E qual è più esattamente la questione al centro della polemica? Oltre che in applicazioni civili, l'uranio impoverito viene usato nelle munizioni anticarro e nelle corazzature di diversi sistemi d'arma. I suoi effetti sono micidiali, e non solo dal punto di vista bellico. Possono rivelarsi fatali, a distanza di anni, anche per i soldati che usano questi proiettili a scopo offensivo o per chi poi procede alle bonifiche senza adeguate protezioni.

La commissione ha quindi il compito di stabilire quali sono state le conseguenze per l'Italia. Conseguenze legate all'impiego dell'uranio impoverito in Kosovo, nella prima Guerra del golfo e nei poligoni nazionali (comprese le verifiche in Sardegna).

«Il diavolo nasconde la coda nei dettagli: la maggioranza nazionale (e in particolare il Pd) tenta di "sterilizzare" preventivamente il difficile lavoro che si appresta a fare la nuova commissione», attacca Michele Piras. «L'inchiesta non è certo un atto di condanna preventiva e non può non essere vissuta con il massimo del rigore scientifico – spiega – Allo stesso tempo non sono in alcuna maniera disponibile ad accettare che ci sia chi pensi di lavorare, sin dal principio, per precostituire le prove di una assoluzione già scritta. Lo dico per le vittime e per i loro familiari, per il futuro dei lavoratori della Difesa e per coloro che vivono nei territori coinvolti dalla presenza militare». «Se si avvererà ciò che sospetto, annuncio già da oggi che non entrerò a far parte della Commissione e che la battaglia che faremo sarà durissima», afferma l'esponente di Sel. Che così conclude: «Nel caso i miei fossero solamente dei sospetti, cosa della quale dubito, sarò felice di prendere atto d’avere sbagliato».

L'ultima denuncia s'inserisce in un'atmosfera parlamentare carica di scontri sotto traccia. Ne sa qualcosa, per esempio, Gian Piero Scanu, del Pd, che negli scorsi anni si era battuto contro l'acquisto dei caccia F35 e per una riduzione delle servitù militari in Sardegna, con la chiusura dei poligoni di Capo Frasca e Quirra e il ridimensionamento di Teulada. Proprio per l'esperienza e la competenza, in questi mesi il deputato olbiese era stato dato da diversi gruppi come favorito per la carica di presidente della commissione Difesa alla Camera. Gli è stato invece preferito un altro candidato, Francesco Garofani. Ora così sia Scanu sia Piras fanno parte come componenti di quest'organismo. La stessa che si trova ad affrontare temi delicatissimi, in parte come quelli che saranno al centro dei lavori della commissione sull'uranio. Ma tutto non in un clima sereno quanto in un quadro politico carico di tensioni. Nel quale le spinte per "contenere" chi si batte per limitare basi e servitù diventano sempre più forti e pressanti.(pgp)

In Primo Piano
La polemica

Pro vita e aborto, nell’isola è allarme per le nuove norme

di Andrea Sini
Le nostre iniziative