La Nuova Sardegna

sassari

Troppe risse tra migranti, a Palmadula si chiude

di Andrea Massidda
Troppe risse tra migranti, a Palmadula si chiude

Il titolare dell’agriturismo getta la spugna: «Gestione impossibile, non si può andare avanti»

02 agosto 2015
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SASSARI. Il sogno di un imprenditore sassarese di trasformare il suo agriresidence di Palmadula in un centro accoglienza per migranti che richiedono protezione internazionale è svanito dopo appena cinquanta giorni. Troppe complicazioni, in parte legate al sovraffollamento della struttura, ma non solo. Così, salvo colpi di scena per via del continuo stato di emergenza (il Mediterraneo è quotidianamente attraversato da centinaia di imbarcazioni di fortuna), entro mercoledì prossimo i 94 profughi africani ospitati dall’8 giugno scorso nella borgata della Nurra a una quarantina di chilometri dal capoluogo, saranno caricati sui pullman e trasferiti in un’altra località, ancora da identificare, tuttavia verosimilmente meno isolata.

Il contratto provvisorio stipulato tra la prefettura e il titolare della tenuta è scaduto naturalmente da due giorni, ma la verità è che il quel luogo chiamato Monte Allegru non esistevano assolutamente le condizioni per il rinnovo, almeno se l’intenzione era di accogliere un tale numero di profughi. Tanto per dire, dopo l’accoltellamento del 19 luglio scorso tra due migranti, culminato con un arresto e due feriti all’ospedale, anche nella notte di ieri nella veranda del centro è scoppiata una rissa e, anche se nessuno si è fatto particolarmente male, sul pavimento c’erano tracce di sangue ed è stato necessario accompagnare un giovane al pronto soccorso. Una situazione non più accettabile, dunque. Sia per la prefettura, sia per lo stesso proprietario dell’azienda agrituristica momentaneamente riconvertita, il quale - caso con grande probabilità unico in Italia - ha spontaneamente chiesto alla rappresentanza del governo di cessare questa sua sperimentale attività. Anche perché Valentino Turra, 43 anni, non più di dodici giorni fa era finito suo malgrado al centro di una clamorosa protesta inscenata nelle strade di Palmadula degli stessi ragazzi che ospitava, con cartelli che lo accusavano di trattamenti disumani. Una sorta di ammutinamento vissuto dalla sua famiglia come una vera pugnalata alla schiena. È lui stesso ad ammetterlo. «Mai più - dice - supportato anche dal parere della moglie Valeria -, ora ho portato a termine il mio compito, ma con questa iniziativa cominciata più per spirito umanitario che imprenditoriale ci abbiamo rimesso anni di vita, tanto è stato lo stress cui siamo stati sottoposti».

Le lamentele per il servizio offerto - inutile negarlo - erano molte: sovraffollamento, catering inadeguato, scarsa sorveglianza notturna, carenza di mediatori culturali, punture di insetti e niente coperte. Tutto vero? In parte sì. Ma Valentino e Valeria si sentono comunque traditi da chi raccontano di aver accolto a braccia aperte. Ora regna l’amarezza: «Non tanto per l’ingratitudine, ma per la slealtà di alcune persone cui c’eravamo sinceramente affezionati e abbiamo poi visto per strada a manifestare contro di noi».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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