La Nuova Sardegna

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«La Rai ci esclude? Istituiamo il canone tv sardo»

CAGLIARI. L'esclusione del sardo dalla Rai «non è discriminazione, è politica, è la politica di uno Stato che si sente in pericolo per il fallimento della sua economia e della sua cultura politica,...

02 agosto 2015
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CAGLIARI. L'esclusione del sardo dalla Rai «non è discriminazione, è politica, è la politica di uno Stato che si sente in pericolo per il fallimento della sua economia e della sua cultura politica, ormai corrotta a livello midollare». Così Sardigna Natzione Indipendentzia sulla riforma della Rai, che esclude la possibilità di programmare e realizzare trasmissioni in lingua sarda nel territorio di competenza. Come risposta Sni propone l'istituzione di un canone radio-tv sardo. Sul caso è stato anche bocciato in Senato un emendamento proposto da Luciano Uras (Sel) per l'inclusione del sardo tra le lingue minoritarie di cui la Rai assicura la programmazione e diffusione delle trasmissioni. «Lo stato italiano – osserva Sni – ha paura, il sardo potrebbe essere il catalizzatore che aggiunto alle disparità economiche introdotte a scopo, all'occupazione militare, alla minaccia del nucleare potrebbe innescare quel processo che sta per portare all'esplosione dello stato spagnolo e inglese con l'indipendenza possibile della catalogna e della Scozia». Sni giudica «preoccupante» quanto dichiarato dal governatore Francesco Pigliaru, che «oltre all'associare Regione con Nazione e non con Stato fa seguire ad un iniziale panegirico sui diritti garantiti una rassicurante accettazione di fusione nazionale regalando il sardo al patrimonio culturale italiano. Imperdonabile, ci piace pensare che si tratti solo di una incrostazione culturale della sudditanza».

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