La Nuova Sardegna

I sindacati: «Così non eliminano gli sprechi»

di Pier Giorgio Pinna

Dai rappresentanti dei medici numerose critiche: restano squilibri, deroghe e interventi discutibili

31 luglio 2015
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SASSARI. Sindacati all'attacco. La riforma della sanità non piace a molti rappresentanti dei medici. Tanti i punti critici. Quali? A elencarli sono gli stessi delegati. Troppe eccezioni e deroghe alle impalcature generali di sistema. "Svilimento" di alcune realtà territoriali. Possibili disagi per i pazienti dall'assenza d'investimenti per assistenza domiciliare e accoglienza post dimissioni dai reparti.

Ci va giù pesante Susanna Montaldo, segreteria regionale Anaao-Assomed. «Ricordo qualche colloquio con la giunta a marzo-aprile, poi più nulla: nessuno ha coinvolto noi ospedalieri _ sottolineo in premessa _ Ero rimasta all'idea di cambiamenti legati alla reimpostazione degli enti locali nel dopo-Province. Che fine hanno fatto quei progetti? Come si conciliano con i mutamenti proposti adesso in delibera? Mistero». «A noi interessa un'organizzazione migliore, non una peggiore _ incalza da Cagliari Montaldo _ E allora mi chiedo: quando già c'è una sentenza che nel caso del San Camillo di Roma lo impedisce, come mai si sta dando ugualmente attuazione a pericolosissime norme nazionali che per gli ospedali di comunità prevedono l'affidamento della gestione di strutture agli infermieri? Ecco: nessuno si è ricordato, e lo dico col massimo rispetto per i compiti di questa categoria di professionisti preparatissimi, che la diagnosi e la prognosi fanno capo solo ai medici». «Non capisco poi il ruolo futuro del Mater di Olbia, un complesso lontano da tante zone popolose dell'isola _ conclude la dirigente dell'Anaao _ Così non faranno che continuare a alimentare i viaggi di molti malati verso Roma o Milano».

Stessa gravità di accuse, ma su aspetti diversi, da parte del collega Gianfranco Branca, a Sassari. «Sono estremamente perplesso: ho la sensazione che la realtà sanitaria del nordovest venga penalizzata _ sostiene il rappresentante sindacale _ È vero: Alghero e Ozieri rimangono nel piano. Ma il primo solo come presidio di base, l'altro non è quasi mai nominato e pare quasi inglobato altrove». «Non scorgo poi trasparenza in alcune linee guida nei rapporti tra ospedalieri e gli universitari _ prosegue Branca _ Se tutto ciò vuol dire che al Santissima Annunziata noi continueremo ad avere posti letto per le urgenze occupati al 99% e le cliniche al 60%, questo disequilibrio non può andar bene. Soprattutto se Cagliari e Sassari come unici hub, o centri regionali di maggiori dimensioni, dovranno farsi carico di assistere la gran parte dei ricoverati sardi». «Infine – afferma Branca – restano domande senza risposta. A quale prezzo sono state salvate molte strutture sui territori dell'isola? E potranno davvero operare con efficienza?».

Altre critiche dal segretario della Fimmg Giovanni Sanna, che nel nord dell'isola rappresenta i sanitari di famiglia, i pediatri di "libera scelta" e i colleghi dell'ex Guardia medica: «Quando si lascia che gli orari dell'assistenza domiciliare siano decisi da coop legate alla politica e dal superlavoro dei loro dipendenti, anziché dalle esigenze degli ammalati, non si fa che ripercorrere il tentativo di allontanare il medico dai suoi pazienti. Se un domani ci si chiederà d'intrupparci in qualche megastruttura, e di non lavorare più nel nostro ambulatorio, il risultato sarà che vedrò gli assistiti solo quando i turni coincideranno: saremo più deboli noi, diventeranno più deboli loro». «La realtà è che si pensa di tagliare l'assistenza, non di tagliare gli sprechi: perché, guarda caso, questi ultimi sono creati proprio dalla classe politica», è la conclusione di Sanna.

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