La Nuova Sardegna

urban painting

Dipingere la metropoli, street art a Porto Cervo

Enrico Gaviano
Una delle sale del museo della Promenade du port
Una delle sale del museo della Promenade du port

Grandi nomi nella mostra allestita dall’Mdm Museum alla Promenade du port

29 luglio 2015
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PORTO CERVO. I maggiori esponenti della Street art mondiale sono presenti all’Mdm Museum nella suggestiva mostra «Urban painting», inaugurata a giugno e che andrà avanti sino a fine settembre sulla Promenade du Port. Un angolo di Costa Smeralda che si distingue per la sua vivace attività culturale: insieme al museo, anche gallerie d’arte, negozi vintage e un cospicuo programma di spettacoli musicali a vivacizzare il viale che dal Cervo tennis scende sino alla banchina del porto vecchio. Sono oltre cinquanta gli artisti, di cinque continenti, rappresentati in questa collettiva. Fra loro, giganti del calibro di Banksy, Obey, C215, Roa, Stelios Faitakis, l’italiano Blu, e ancora Swoon, Vhils, Sten Lex, Jorge Rodriguez Gerardo, Vinz Free, M-City, Claudio Ethosin. Un percorso espositivo unico che comprende 110 opere, che arrivano principalmente da collezioni private italiane, e che offre una panoramica su quanto di più significativo ci sia nel campo della Street Art internazionale. Una iniziativa che conferma la vocazione dell’Mdm Museum, nato a Porto Cervo insieme alla Promenade du port nel 2007, di offrire spazi culturali per artisti di richiamo internazionale. Vale la pena ricordare che le sale del Monti di Mola Museum hanno ospitato negli anni Mimmo Rotella (2008), Mario Schifano (2009), Damien Hirst, Zhand Huan, Takashi Muyrakami e Marco Quinn (2011), Andy Wharol (2013) e Basquiat (2014), in una linea culturale che appare dedicata ad approfondire l'opera dei più significativi artisti della Pop Art .

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«Urban Painting» rappresenta una nuova scommessa vinta da parte della direttrice del museo della Promenade, Rosy Fuga de Rosa, con il supporto dei curatori Luigi Mauri e Tatiana Belluzzi. La mostra, visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 17 a mezzanotte, si sviluppa su quattro piani e rappresenta un percorso fra tutte le possibili tecniche di rappresentazione artistica della Street art. Arte ribelle, popolare, contro, che spesso colpisce come un pugno sullo stomaco. I suoi esponenti non amano la notorietà, quasi sempre si nascondono dietro degli pseudonimi. Alcuni hanno combattuto il potere costituito in maniera estrema, pagando anche con il carcere. Riciclo, decoupage, stencil, foto, pennelli, aerografo, adesivi. Tutto può essere utilizzato e piegato alle esigenze e alla forza espressiva dell’artista. Non solo tela e scultura, ma anche gli specchi, le porte e le finestre possono diventare un supporto su cui esprimere la propria arte. Per raccontare le metropoli, la rabbia delle periferie, le contraddizioni della società in cui con il mondo perfetto dei cartoni animati per bambini ci sono la violenza e la morte. Il francese C215 utilizza un cassonetto delle immondizie bruciato dai manifestanti e ridotto alle dimensioni di un trolley per raccontare la rivolta delle banlieue. Poco più in là una delle più inquietanti opera di Banksy: la bambina nuda che fugge piangendo, simbolo della guerra in Vietnam, tenuta per mano da Topolino e da un pagliaccio.

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Nei giorni scorsi, all’ultimo piano del museo è stato inaugurato anche uno spazio in cui sono ospitate alcune opere che fanno parte della mostra "Modigliani e les Femmes" allestita da fine maggio all'Agorà Morelli a Napoli. Opere digitalizzate ad altissima definizione che mantengono le dimensioni e la bellezza delle originali.

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