La Nuova Sardegna

Costa Smeralda, principe saudita arriva a Porto Cervo e fa chiudere il porto vecchio

di Giampiero Cocco
I tre panfili del principe saudita Mohammad bin Fahd bin Abdul-Aziz Al Saud a Porto Cervo
I tre panfili del principe saudita Mohammad bin Fahd bin Abdul-Aziz Al Saud a Porto Cervo

Sbarca Al Saud con i familiari e oltre 100 persone al seguito. L’approdo vip vietato al pubblico per ospitare i tre panfili da 70 metri

21 luglio 2015
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PORTO CERVO. I pontili del molo vecchio di Porto Cervo ospitano, da due giorni, la mini flotta armata da sua altezza reale Mohammad bin Fahd bin Abdul-Aziz Al Saud, sesto pretendente al trono dell’Arabia Saudita. Il principe ereditario, governatore della provincia orientale di Al-Sharqiyya, che produce il 99 per cento del petrolio, del gas e dei... datteri del regno delle famiglia regnante Al Saud, si trova in vacanza nell’isola con la moglie e alcuni dei suoi familiari.

Il figlio del defunto re Fahd, giunto domenica a bordo del suo jet personale seguito da un Boeing carico di Ferrari, Rolls Royce, e tre potenti, ipertecnoligici e blindatissimi Suv Escalade Cadillac (gli stessi in uso ai servizi segreti americani per proteggere e trasportare il presidente Barack Obama), non si è fatto mancare nulla.

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Ha chiesto di poter avere l’esclusiva dell’approdo più importante dei Porto Cervo, quello destro del molo vecchio, e vi ha ormeggiato il suo mitico Montkaj, 78 metri di lunghezza, cinque ponti, due sale operatorie, tre camere iperbariche, un equipaggio composto da 20 uomini e lo staff di medici personali, affiancandogli il Nourah Of Rijad, panfilo di 70 metri e quattro ponti, e il più piccolo Il Vagabondo, lussuosissimo quattro ponti di appena 68 metri.

Tutto questo per ospitare al meglio i tre figli e le tre figlie, con relativa prole, al seguito della mamma e nonna materna che dà ferree disposizioni all’esercito di bambinaie filippine e ai palestrati body guard (ex Navy Seal) che li seguono ovunque.

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Tra equipaggio e personale di servizio sono oltre centro le persone alle dipendenze del principe saudita, mentre per lui la scorta è quella istituzionale che spetta a sovrani, capi di Stato o ministri di Stati stranieri. Infatti tre agenti della nostra polizia di Stato seguono il principe in ogni suo spostamento in terra sarda, costantemente in contatto radio con il dirigente del commissariato di Porto Cervo e Cannigione, il vice questore Fabio Scanu, e il ministero dell’Interno.

Sul molo, con il motore perennemente acceso, sostano le auto del principe e del suo regale seguito. Il parco macchine, a occhio e croce, vale qualcosa come due milioni di euro, mentre non è stata accolta la richiesta di blindare l’intera area com’era accaduto, pochi giorni fa, in uno spiaggia pubblica della Costa Azzurra.

In Francia, per l’arrivo di altri componenti della famiglia reale saudita (il solo ramo degli Al Saud comprende una trentina di pretendenti al trono, tutti straricchi ) ha imposto ai bagnanti di lasciare al più presto la spiaggia, incalzati dagli “alè alè” della polizia di Vallauris per non disturbare il re (reggente) Salman ben Abdelaziz Al Saud, fratello del defunto re Fahd, padre di Mohammad bin Fahd bin Abdul-Aziz Al Saud, il sessantatreenne principe che da sempre predilige la Sardegna per le sue vacanze.

Nelle prossime ore i tre panfili potrebbero lasciare gli ormeggi per una gita nell’arcipelago, ma ogni movimento resta coperto dal riserbo dovuto alla sicurezza personale degli ospiti sauditi. Il mare sardo, in questi giorni, brulica di yacht (quasi tutti battenti bandiera delle Isola Cayman, come i tre di Mohammad bin Fahd) occupati da sceicchi arabi e imprenditori americani che si sono “riciclati” nelle due isole centrali del Mediterraneo (Sardegna e Corsica) dopo l’ascesa di Isis, lo Stato islamico che ha conquistato con il terrore zone della Siria, dell’Iraq e si sta espandendo nel nord Africa.

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