La Nuova Sardegna

La memoria ritrovata Da Raffaello a Gauguin

di Walter Porcedda
La memoria ritrovata Da Raffaello a Gauguin

La mostra inaugurata ieri a Cagliari alla Cittadella dei Musei

16 luglio 2015
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CAGLIARI. Per l’enigmaticità dello sguardo e persino la posa, con la figura che esce dall’oscurità, sembra rivaleggiare con quella più celebre Monna Lisa di Leonardo a cui il finissimo ritratto della giovane “Muta” di Raffaello Sanzio sembra rimandare. Anche se l’abbigliamento e le mani inanellate poggiate l’una sull’altra indicano inquietudine e non distacco quasi ataràssico come per la “Gioconda”. Affascina e inquieta quell’indecifrabilità dello sguardo che sottende un alone di mistero. Il quadro, una notte di febbraio del 1975 prese il volo dal Palazzo Ducale di Urbino. Trafugato assieme ad altre due opere che i Carabinieri ritrovarono, fortunatamente, un anno dopo nella stanza di un hotel a Locarno. Ed ora eccolo a Cagliari, nelle antiche carceri di San Pancrazio in Cittadella. Dove resterà fino a metà ottobre.Benvenuto in Sardegna, per la prima volta, Raffaello. E così anche gli altri insigni artisti, autori di opere di rilievo che compongono l’ordito de “La memoria ritrovata”, esposizione (inaugurata ieri dal ministro ai Beni culturali Dario Franceschini e il presidente della Regione Francesco Pigliaru) di 122 opere rubate e recuperate da un nucleo di eccellenza senza rivali al mondo, cioè il Comando tutela patrimonio culturale, al termine di indagini accurate, uso di nuove tecnologie e una corposa e unica banca dati. Ecco così che la prima sala delle carceri è uno scrigno delle meraviglie. Le pennellate veloci e i guizzi apparentemente confusi tornano a unità guardando da lontano la straordinaria sequenza de “La Trinità che appare a Papa Clemente I”, bozzetto di una pala scomparsa di Giovanni Battista Tiepolo. Una avvolgente atmosfera dal calore intimo è la scena di “Sacra famiglia e Santi” di Ludovico Carracci, olio su tela dei Musei Capitolini, mentre intriga un curioso olio seicentesco di Giovanni Paolo Panini, che mette assieme una veduta del Pantheon, il tempio di Adriano e l’obelisco di Thutmose III. Era stato esportato illegamente negli Usa e venduto ad un’asta per oltre un milione e mezzo di dollari il folgorante olio su rame di Lelio Orsi “Leda e il cigno”. Fu dipinto nel 1889 da Van Gogh ad Arles il capolavoro “Il giardiniere”, un trionfo di colori e natura. “Frutta su un tavolo” di Gauguin e “Donna con due poltrone” di Pierre Bonnard rubate a Londra nel 1970 hanno una storia rocambolesca. Viaggiarono in treno verso l’Italia, e vennero abbandonati in un vagone. Finite nel deposito degli oggetti dimenticati, le tele vennero acquistate all’asta da un operaio della Fiat per 45 mila lire che li mantenne con sè, per quaranta anni, prima in cucina a Torino e poi in Sicilia ignorando che fossero dei capolavori. E ancora opere del Guercino (un incantevole “San Giovanni Battista”), Lorenzo Monaco, una Madonna con Bambino e quattro santi del Maestro della Cappella Bracciolini, Neri di Bicci, Matteo Rosselli. E a bocca aperta si resta davanti ad altre meraviglie alloggiate al piano superiore. Un numero consistente di bronzetti, pugnali, cinturoni e navicelle, tutti di età nuragica rintracciati in grande numero e provenienti da scavi clandestini. E ancora cariatidi, askos, Hydriae, anfore cratere di origine greca. Opere recuperate in mezzo mondo e tornate a casa dopo viaggi avventurosi grazie all’abilità degli investigatori. Memoria ritrovata e patrimonio prezioso. «Siamo sempre pronti - ha detto ieri, durante l’inaugurazione, il ministro Francescini - a criticare le cose che non vanno, ma quando sono positive bisogna sottolineare ciò che funziona. Questa è un'eccellenza internazionale. La banca dati dei carabinieri è uno strumento formidabile: facciamo formazione anche all'estero». Sulle opere ritrovate, l’impegno è infine quello di «tornare al loro posto, non ad arricchire un grande museo».

La mostra è aperta da martedì a sabato dalle 9 alle 19 e la domenica dalle 14 alle 19.

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