La Nuova Sardegna

PAESI DESERTI

I piccoli Comuni della Sardegna resistono allo spopolamento

di Luca Fiori
I piccoli Comuni della Sardegna resistono allo spopolamento

Ecco le strategie contro l’estinzione: L’emorragia di giovani si argina offrendo occasioni di lavoro e tutelando le famiglie, con bonus bebè, asili e servizi condivisi. Gli esempi di Ollolai e Onanì

12 luglio 2015
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SASSARI. Associarsi e venirsi incontro, mettendo da parte pregiudizi e campanilismi per evitare di andare verso l’estinzione. Il rischio spopolamento nell’isola incombe su 166 comuni sotto i mille abitanti, ma sono 33 quelli che secondo uno studio commissionato dalla Regione rischiano seriamente l’azzeramento demografico nell’arco di pochi decenni. La ricetta per sopravvivere lanciata due giorni fa alla Conferenza nazionale dei piccoli Comuni, organizzata dall'Anci al Teatro Massimo di Cagliari, è l’Unione dei Comuni. Forme associate di servizi non per conseguire solo risparmi, ma per raggiungere più alti livelli di qualità.

Le strategie. Per trattenere i giovani in fuga verso le città forse non basta. E allora a Ollolai, ad esempio, per offrire alle nuove generazioni un motivo in più per restare in paese l’amministrazione ha triplicato il bonus bebè, estendendolo ai primi tre anni di vita dei neonati, durante i quali i genitori avranno mille euro all’anno di contributo. «Oltre a questo - spiega il sindaco Efisio Arbau - cerchiamo di tenere le tasse comunali, come quella sui rifiuti, più basse che altrove». E da Arbau, capogruppo di Sardegna Vera in consiglio regionale, qualche mese fa era arrivata anche un’altra proposta per incentivare il recupero di larga parte del tessuto urbano della Sardegna ora abbandonato: case vendute a un euro a chi vuole ristrutturarle e andarci a vivere. «Quella che era una proposta - spiega Arbau - ora è qualcosa di più. La settimana scorsa il Governo ha deliberato che non impugnerà la legge regionale. Ai primi di settembre presenteremo il progetto in modo da renderlo quanto prima esecutivo». E in effetti non c’è tempo da perdere.

Emorragia continua. Lo studio commissionato dalla Regione ha preso in esame le dinamiche demografiche nell’isola negli ultimi 50-60 anni, analizzando comune per comune il rapporto tra nascite e decessi, numeri dell’immigrazione e dell’emigrazione. Il saldo in più di un caso è negativo, e per alcuni di quei 33 paesi il cui rischio di estinzione è più alto tra vent’anni si potrebbe veramente parlare di estinzione. Uno di questi è Monteleone Rocca Doria, dove negli ultimi cinquant’anni gli abitanti sono dimezzati. Oggi nel minuscolo paesino a 40 chilometri da Sassari vivono appena 125 persone. Eppure Antonello Masala, sindaco del paese, non ha paura di guardare al futuro. «Puntiamo sul turismo - spiega il primo cittadino - e sullo sport. Abbiamo il museo del pane visitato nei mesi estivi da circa 4000 persone. È vero siamo pochi ma non ci abbattiamo e vogliamo sperare che i giovani del paese riescano a trovare con il nostro aiuto le motivazioni per non andarsene».

La speranza nei bimbi. Non sono andate via le sei mamme che quest’anno hanno deciso di mettere al mondo altrettanti bambini a Onanì: 1459 abitanti nel 1961 e oggi appena 450. A rappresentarli ci pensa con orgoglio il sindaco Clara Michelangeli. «Le nascite - spiega il primo cittadino - nel nostro paese solitamente sono un paio all’anno, quest’anno saranno sei e siamo molto felici. Onanì è uno dei comuni sardi più colpiti dall'alluvione del novembre 2013 - aggiunge il sindaco - e oltre a questo abbiamo già da un po’ dovuto rinunciare ad alcuni servizi, come la scuola e il servizio postale che abbiamo solo tre giorni alla settimana, ma nonostante questo resistiamo. L’Unione di Comuni che ci vogliono imporre - aggiunge Clara Michelangeli - per noi in realtà non è una novità. I nostri bambini vanno a scuola a Lula e a Bitti - spiega - e l’amministrazione paga le spese per il trasporto. Il tecnico comunale - aggiunge - ce lo dividiamo con Posada. Va tutto bene e capiamo che le forme associate di servizi sono fondamentali - spiega ancora - ma la nostra autonomia deve essere garantita. La democrazia parte dai comuni, anche da quelli picolissimi come il nostro. Chi ha stabilito per noi tagli e accorpamenti prima venga a vedere come viviamo nelle nostre comunità, dove la cultura del risparmio fa parte del nostro patrimonio senza che nessuno ce la imponga dall’alto».

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