La Regione Sardegna dice no alla tassa di soggiorno
Nell’isola la applicano oltre dieci Comuni, ma l’assessore al Turismo Francesco Morandi la boccia: "Si fa un danno gravissimo all’immagine dell’isola. Meglio un contributo ambientale"
SASSARI. L'isola delle piccole repubbliche balneari, dei mille balzelli comunali diventa sempre più realtà. Olbia e Cagliari sono gli ultimi due comuni che si sono aggiunti al già lungo elenco di chi applica la tassa di soggiorno. I due centri lo faranno da gennaio, ma a Villasimius, Alghero, Budoni, per citarne alcuni, è in vigore da tempo. Sassari ci pensa e ci prova. Una babele di oboli che il turista deve versare notte dopo notte. La tassa non piace a nessuno, a parte ai sindaci disperati che si trovano con le casse svuotate dal patto di stabilità. E nell’economia di rapina imposta dallo Stato anche il balzello antivacanziero diventa ossigeno puro per amministratori saccheggiati.
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La bocciatura. Per ora si applica per persona e per ogni notte trascorsa in hotel. In questa deregulation del balzello variano i costi e la modalità di applicazione. Gli albergatori hanno già dichiarato guerra da tempo. Le associazioni dei consumatori la ritengono incostituzionale. Ma quello che conta di più e che questa tassa non piace neanche all'assessore regionale al Turismo Francesco Morandi. «Cosa ne penso? Semplice _ spiega Morandi _. Chi la ha introdotta deve cancellarla e chi la vuole imporre si deve fermare. Di questa tassa penso tutto il male possibile. È sbagliatissima. Produce pochi spiccioli per le casse e molti danni per l’immagine. So che il comune di Olbia la vuole approvare. Spero non lo faccia».
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