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la polemica

La Regione Sardegna dice no alla tassa di soggiorno

di Luca Rojch
La Regione Sardegna dice no alla tassa di soggiorno

Nell’isola la applicano oltre dieci Comuni, ma l’assessore al Turismo Francesco Morandi la boccia: "Si fa un danno gravissimo all’immagine dell’isola. Meglio un contributo ambientale"

09 luglio 2015
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SASSARI. L'isola delle piccole repubbliche balneari, dei mille balzelli comunali diventa sempre più realtà. Olbia e Cagliari sono gli ultimi due comuni che si sono aggiunti al già lungo elenco di chi applica la tassa di soggiorno. I due centri lo faranno da gennaio, ma a Villasimius, Alghero, Budoni, per citarne alcuni, è in vigore da tempo. Sassari ci pensa e ci prova. Una babele di oboli che il turista deve versare notte dopo notte. La tassa non piace a nessuno, a parte ai sindaci disperati che si trovano con le casse svuotate dal patto di stabilità. E nell’economia di rapina imposta dallo Stato anche il balzello antivacanziero diventa ossigeno puro per amministratori saccheggiati.

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La bocciatura. Per ora si applica per persona e per ogni notte trascorsa in hotel. In questa deregulation del balzello variano i costi e la modalità di applicazione. Gli albergatori hanno già dichiarato guerra da tempo. Le associazioni dei consumatori la ritengono incostituzionale. Ma quello che conta di più e che questa tassa non piace neanche all'assessore regionale al Turismo Francesco Morandi. «Cosa ne penso? Semplice _ spiega Morandi _. Chi la ha introdotta deve cancellarla e chi la vuole imporre si deve fermare. Di questa tassa penso tutto il male possibile. È sbagliatissima. Produce pochi spiccioli per le casse e molti danni per l’immagine. So che il comune di Olbia la vuole approvare. Spero non lo faccia».

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