La Nuova Sardegna

Guccini e Macchiavelli, giallisti di montagna

Paolo Merlini
Macchiavelli e Guccini
Macchiavelli e Guccini

Gavoi, a Isola delle Storie risate e nostalgia con il duo di scrittori

05 luglio 2015
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GAVOI. Sono il duo di giallisti più anziano nel panorama editoriale (insieme fanno più di un secolo e mezzo di vita) e, con sette romanzi all’attivo, anche il più prolifico, dopo che Fruttero & Lucentini ci hanno lasciato. Ma al contrario dei maestri torinesi, alle trame criminali di una grande città preferiscono delitti di campagna; di montagna, anzi, perché i loro libri sono ambientati nell’Appennino tosco-emiliano, dove entrambi abitano in paesi che distano venti chilometri l’uno dall’altro. Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli arrivano al festival Isola delle Storie e fanno il pieno di pubblico, con oltre 1500 persone radunate nel sagrato della chiesa di San Giorgio, a Lodine, in un orario a dir poco insolito, le nove del mattino.

Preceduti dallo straordinario organetto di Pierpaolo Vacca e introdotti dalla scrittrice Nadia Terranova, Guccini e Macchiavelli hanno regalato un'ora abbondante di risate e di buonumore, prendendosi in giro a vicenda e svelando il loro metodo di lavoro: uno o due capitoli a testa, generalmente il primo affidato al grande cantautore, poi un corposo lavoro di editing dello scrittore "professionista", cioè Macchiavelli. E tante idee e nuovi personaggi che si affacciano a sorpresa, e magari fanno storcere il naso all’altra metà del duo, ma restano ugualmente nel libro perché la democrazia vale anche in letteratura. Come la Gialdiffa e San Cigolino. O Marco Gherardino, noto Poiana, la guardia forestale che negli ultimi due romanzi ha preso il posto del maresciallo Benedetto Santovito, ora in pensione, l’investigatore protagonista della serie ambientata a Case di Sopra, immaginario paese non distante da Pavana, frazione di Sambuca Pistoiese, che ha dato i natali a Guccini e dove l’artista è tornato dopo una vita trascorsa a Bologna.

Va da sé che l’Appennino di Guccini e Macchiavelli è il cuore dei loro romanzi gialli, e non una mera quinta scenografica. È la montagna che si spopola, che frana, ferita dall’incuria dell’uomo che ormai ha abbandonato questi luoghi. Non a caso le storie ambientate a Case di Sopra cominciano negli anni Trenta del secolo scorso e arrivano sino a giorni nostri, o quasi.

E di libro in libro invecchiano i protagonisti ma anche la montagna, il volto dei suoi paesi. Così quella che era la mescita dei vini e delle spume ora si chiama “ristobar”, e si trova proprio accanto alla moderna “cartolibreria”. Si respira nostalgia nelle pagine di Guccini e Macchiavelli, il ricordo di un mondo scomparso dove lo sport più praticato dai bambini era rubare la frutta, dalle ciliegie alle mele, «perché, fateci caso, la frutta rubata è anche più buona», sottolinea il grande cantautore. Una montagna abitata da carbonai che talvolta venivano a lavorare in Sardegna, e di sardi che si trasferivano in Emilia. Come una maestra dello stesso Guccini, Maria Antonia Guiso, una donna nuorese che quando serviva mollava sonori ceffoni agli alunni. Il caso, o forse no ma non ha importanza, ha voluto che a Lodine ad ascoltare questo racconto ci fosse la figlia Laura Guiso, che si è fatta largo tra il pubblico per abbracciare il suo illustre compaesano. «Immagino l’invidia di Raffaella Carrà per questa carrambata», ha ironizzato Guccini.

Francesco da bambino sognava di diventare scrittore ancor prima che musicista, cioè il grande cantautore che ha nobilitato le ballate d’osteria e l’impegno politico in forma di note. Ricorda Guccini che un giorno a Modena, dove frequentò la quinta elementare, incontrò il proprio maestro in piazza mentre era insieme con il padre. Il quale disse all’insegnante che il piccolo Francesco voleva diventare uno scrittore. Il maestro scoppiò in una fragorosa risata e fu lapidario: «A scrivere è un cane, è meglio che lasci perdere». Sarà per questo che l’autore della “Locomotiva” o “L’avvelenata” e di tante altre canzoni memorabili è diventato scrittore a cinquant’anni suonati? Chissà, ma di sicuro il suo maestro modenese di libri e musica non capiva un granché.

 

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