La Nuova Sardegna

Atenei sotto esame, il no dei rettori sardi

di Luca Fiori
Atenei sotto esame, il no dei rettori sardi

Massimo Carpinelli (Sassari) e Maria Del Zompo (Cagliari) contestano la proposta del deputato del Pd Marco Meloni

04 luglio 2015
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SASSARI. La laurea presa a Sassari o Cagliari, anche con il massimo dei voti e della fatica, potrebbe valer meno dell’equivalente “pezzo di carta” conseguito in una università della penisola ritenuta più prestigiosa. La novità, che riguarda l’accesso ai concorsi pubblici, è figlia di un emendamento approvato due giorni fa dalla Commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati. E, come era prevedibile, sta facendo discutere.

La proposta, presentata deputato sardo del Pd Marco Meloni, nasce dall’idea di far sì che le barriere di accesso ai concorsi non siano determinate solo da fattori puramente numerici, ma anche da fattori inerenti alla qualità e alle caratteristiche dell’istituzione che ha rilasciato il titolo.

«La norma, ove applicata, provocherebbe dissesti irreparabili per l’Università e per il Paese - spiega il rettore dell’università di Sassari Massimo Carpinelli - dal momento che è chiaro a tutti, a cominciare dal presidente della Crui e da tutti gli organismi di rappresentanza e autogoverno dell’Unversità che questo altro non sarebbe che l’introduzione surrettizia dell’abolizione del valore legale del titolo di studio».

Dal rettorato di Cagliari arriva un’altra bocciatura. «Mi sembra una decisione scriteriata - dice il rettore Maria Del Zompo - se questo è un gioco per portare a far chiudere degli atenei chi lo sta facendo venga allo scoperto, anche se non credo che l’intento del deputato Marco Meloni fosse questo. Per quanto mi riguarda - conclude il rettore - un criterio da prendere in considerazione per la valutazione potrebbe essere il dottorato, ma non certo l’ateneo di provenienza».

E proprio Meloni, finito al centro della polemica, è intervenuto per spiegare che in realtà la sua originaria proposta emendativa prevedeva semplicemente l'abolizione del voto minimo di laurea quale filtro per la partecipazione ai concorsi pubblici». «Successivamente, nell'ambito di una riformulazione dell’emendamento presentata dal relatore del provvedimento d'intesa col governo - spiega il parlamentare - si è introdotto un criterio di delega rivolto a parametrare il voto minimo di laurea a due parametri, da precisare comunque in sede di decretazione delegata. Uno, forse eccessivamente ampio e tale da definire una differenziazione tra atenei, relativo a fattori inerenti all'istituzione e un altro, certamente più chiaro e condivisibile, relativo al voto medio di laurea di classi omogenee di studenti».

Se ad esempio un ateneo ha la media degli studenti che si laurea con il 90, non potrà essere considerata identica ad un’altra università dove la media dei candidati si laurea con il 109: evidentemente i criteri di valutazione sono diversi, e bisogna tenerne conto quando si considerano i voti. «Non posso certo dire che la proposta arrivi come un fulmine a ciel sereno - aggiunge il rettore di Sassari - dal momento che da anni le cosiddette riforme del sistema universitario vanno solo e sempre nella direzione di una compressione e selezione ideologicamente orientate della ricerca e dell’università, che oltre ai tagli lineari non nascondono la volontà proterva di umiliare e asservire l’indipendenza dei docenti universitari. Se una simile misura andasse in porto - continua Carpinelli - la giustizia amministrativa, già oberata di lavoro a causa di norme spesso contraddittorie, si troverebbe a gestire gli innumerevoli e scontati ricorsi. Molte Università, già piegate da anni di tagli alle risorse e di crollo degli iscritti perderebbero ulteriormente potere attrattivo - continua - solo negli atenei del Sud ci sono stati 45mila immatricolati in meno negli ultimi 10 anni. Si dica allora senza giri di parole di voler tornare all’università d’élite - conclude Carpinelli - pochi atenei italiani con alti costi d’accesso e università straniere e blasonate per chi se lo può permettere».

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