La Nuova Sardegna

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È una Sardegna ancora in forte crisi

di Antonio Meloni
La Marina di Porto Cervo
La Marina di Porto Cervo

Il Rapporto 2015 sull’economia in Sardegna presentato da Confindustria, Banca d’Italia e Crenos: tengono solo agroalimentare, turismo e trasporti. Ma la disoccupazione rimane altissima e si moltiplicano i fallimenti

01 luglio 2015
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SASSARI. Se l’economia indica la strada che la politica deve seguire, gli amministratori regionali avranno pochi dubbi su come destinare i finanziamenti pubblici. Gli unici settori che mostrano segnali di ripresa sono l’agroalimentare, il turismo e i trasporti. Emerge dal Rapporto 2015 sull’economia in Sardegna, presentato da Confindustria, Banca d’Italia e Crenos.

Un risultato che sorprende fino a un certo punto non solo perché i tre comparti sono per tradizione legati, ma anche perché conferma ancora una volta che l’economia sarda risulta vitale nei settori in cui l’isola è da sempre culturalmente vocata. Alle presenze e agli arrivi dei turisti nelle strutture ricettive, aumentati rispettivamente del 5,6 e dell’8,9 per cento, rispetto al 2013, fa riscontro l’incremento della produzione agricola (+ 2 %) che beneficia degli ottimi risultati dei settori cerealicolo e olivicolo.

Trend positivo che si riflette anche sulla zootecnia, in particolare per le aziende ovicaprine, favorite dal rafforzamento della domanda di formaggi sul mercato internazionale. Crescono anche i passeggeri in porti e aeroporti. Un aumento sensibile che ha riguardato sia i porti (2,7 %) che gli aeroporti (4%) i quali assorbono circa i tre quinti del totale dei flussi turistici. Certo si è ridotta la durata media dei soggiorni, ma le vacanze di lunga durata, come si facevano prima, sono “fuori moda”.

Non è tutto rose e fiori, come ha rimarcato più volte Raffaele Sales, direttore della filiale sassarese di Bankitalia: «Questi risultati inducono un cauto ottimismo, ma da qui a sostenere che la crisi è passata è un’altra cosa». Se il primo semestre di quest’anno è buono, restano criticità che riguardano il settore industriale. La produzione è ancora molto bassa nel confronto con il periodo che precede l’avvento della crisi. Sul versante creditizio c’è da dire subito che resta stagnante la domanda di finanziamento a imprese e famiglie e che «la qualità del credito – ha spiegato Sales – risente della difficoltà in cui lavorano gli operatori economici».

Secondo Pierluigi Pinna, presidente di Confindustria del Nord Sardegna, restano da sciogliere alcuni nodi importanti: dal piano energetico a quello dei trasporti, dalla semplificazione amministrativa allo sviluppo dell’agroalimentare. La lunga fase di recessione nel settore delle costruzioni si è interrotta nel 2014, ma i segnali di ripresa sono ancora di là da venire. Il valore della produzione si è mantenuto costante. La situazione economica e finanziaria delle imprese sarde spaventa. Il dato relativo alle aziende uscite dal mercato.

Secondo i dati di Cerved Group e Infocamere, nel 2014 sono state avviate nell’isola oltre 300 procedure fallimentari, come dire che 300 aziende hanno chiuso miseramente i battenti, numero che ha fatto registrare un aumento netto del 16,2 per cento rispetto all’anno precedente. In drammatica crescita anche il dato della disoccupazione (18,6 %), un punto percentuale in più rispetto al 2013. A questo fa da contraltare la sensibile crescita della forza-lavoro (1,7% rispetto al 2013), incremento che si spiega con l’aumento dell’offerta a favore delle donne.

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