La Nuova Sardegna

Buzzi si converte e scrive al Papa: «Corrotto sì, e ora sono pentito»

di Luciano Piras
Buzzi si converte e scrive al Papa: «Corrotto sì, e ora sono pentito»

Il patron della coop al centro dell’inchiesta che scuote Roma è attualmente detenuto a Nuoro È stato decisivo l’incontro con il vescovo Mosè Marcia e il cappellano Giampaolo Muresu

01 luglio 2015
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NUORO. Salvatore Buzzi scrive una lunga lettera a Papa Francesco e racconta un’altra verità. «Dichiaro la mia totale adesione al Suo invito alla conversione» gli fa sapere. E soprattutto conferma le indiscrezioni uscite in queste ultime settimane: il patron della Cooperativa 29 Giugno al centro dell’inchiesta Mafia Capitale sta parlando con i magistrati «e mi auguro di non essere il solo» sottolinea nella missiva partita dal carcere barbaricino di Badu ’e Carros, dove è detenuto in regime di Alta sicurezza fin da pochi giorni dopo il suo arresto a Roma, il 3 dicembre 2014.

Corrotto sì, mafioso no, confessa in sostanza l’uomo considerato il capo (insieme a Massimo Carminati) del sodalizio criminale che nel corso degli anni avrebbe dirottato ingenti quantità di denaro pubblico a beneficio suo e dei suoi gregari. Una teoria, tuttavia, che Buzzi cerca di smontare pezzo a pezzo nella lettera inviata al Papa lo scorso metà maggio e soltanto ora diffusa dalla testata della diocesi di Nuoro L’Ortobene. Anticipata in parte ieri pomeriggio all’agenzia di informazione religiosa Sir, la lettera sarà pubblicata sul numero del settimanale in uscita oggi. Che sintetizza il senso del lungo racconto firmato Salvatore Buzzi con il titolo “Il coraggio della conversione e della denuncia”.

Decisivo l’incontro nel penitenziario nuorese con il cappellano don Giampaolo Muresu e con il vescovo Mosè Marcia. Sono loro che hanno aiutato l’ex presidente della Coop 29 Giugno nel suo percorso di avvicinamento all’invito del Pontefice ai fautori o complici di corruzione contenuto nella bolla di indizione del Giubileo della Misericordia. «Seguendo la via tracciata dalla Misericordiæ Vultus – scrive Buzzi –, dichiaro la mia totale adesione al Suo invito alla conversione, “unita al coraggio della denuncia” perché la corruzione “impedisce di guardare al futuro con speranza ed è un accanimento nel peccato”».

«Dal 2010 – denuncia Buzzi in un passo della lettera – iniziammo ad avere richieste varie di utilità da parte di funzionari ed amministratori: facemmo un esposto alla Procura di Roma, ma non ci fu seguito, tentammo anche la via della denuncia politica, ma anche questa via non portò risultati. Ed allora io in prima persona cedetti a queste richieste: moralmente giustificavo il mio agire con il classico “fine che giustifica i mezzi”. Tali richieste si sono poi accentuate con gli anni e con il crescere della cooperativa; io continuavo a giustificare il mio operato con il fatto di creare occupazione per tante persone che altrimenti non avrebbero mai trovato lavoro. Da vittima divenni pian piano complice di un sistema corruttivo cresciuto sempre di più, sia a livello politico che amministrativo».

«Sono consapevole di dover affrontare la giustizia terrena e mi adopererò per chiarire le mie colpe e contrastare per quanto è nelle mie possibilità i fenomeni corruttivi; mi difenderò dall’accusa ingiusta di mafia» sottolinea ancora il ràs della cooperativa sociale di Roma che nei giorni scorsi, attraverso il suo legale, ha chiesto di patteggiare la condanna a tre anni e sei mesi di reclusione e 900 euro di multa. Perché colpevole “solo” di corruzione, non certo di associazione mafiosa. Basta riprendere in mano – sottolinea nella lettera a Francesco – l’esposto presentato alla Procura di Roma cinque anni fa. Un passaggio decisivo in vista del processo che inizierà il prossimo 5 novembre e che lo vedrà alla sbarra assieme ad altri 33 indagati.

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