La Nuova Sardegna

Pòglina, due immense voragini al largo della base di Gladio

di Pier Giorgio Pinna
Pòglina, due immense voragini al largo della base di Gladio

L’oceanografo Guido Gay ne scandaglia una con i suoi robot: sono larghe 40 metri e profonde 160 Strane pietre nelle imboccature. «Non ho mai visto niente di simile in nessuna parte del mondo»

29 giugno 2015
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ALGHERO. «A 7 miglia da Capo Marrargiu ci sono due immense voragini di forma squadrata e regolare: larghe 40 metri, sprofondano per altri 160 dritte come giganteschi cilindri nel sottosuolomarino». L’oceanografo Guido Gay, che di recente ha scoperto i relitti del piroscafo Crispi e del sommergibile Saracen dopo aver trovato tre anni fa i resti della corazzata Roma, non riesce a darsi una spiegazione. Parla di «fenomeno inedito e sconcertante» per quel che ha osservato al largo della costa tra Alghero e Bosa. «So solo che non ho mai visto nulla di simile in giro per il mondo, e in mare nei miei 76 anni sono stato ovunque», aggiunge, perplesso per quegli incredibili pozzi che non si aspettava d’incontrare nei suoi percorsi subacquei.

Tante, comunque, le ipotesi per questo mistero nel mare davanti alla base di Pòglina. Un centro a suo tempo finito su tutti i giornali: proprio lì si addestravano, clandestinamente, gli uomini che avrebbero dovuto opporsi alla temuta invasione armata da parte dell’Urss e di altri Paesi dell’Est ai tempi della guerra fredda.

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Così, in attesa di approfondimenti, gli interrogativi si sprecano. Un processo di erosione inedito ma di origine naturale? O i due giganteschi buchi sono punti d’uscita in mare di fiumi sotterranei d’acqua dolce che arrivavano sin lì in epoca ancestrale? Oppure le voragini sono state create da altri eventi al momento non precisabili?

A complicare il giallo c’è una serie di dettagliatissimi particolari raccolti da Guido Gay nelle sue esplorazioni con sonar e robot da lui stesso progettati e costruiti. Per il momento l’ingegnere ha scandagliato a fondo soltanto una delle due colossali buche. «Ma sono pronto a fare tutte le verifiche necessarie anche nella seconda», aggiunge senza esitazioni.

«Quei pozzi si trovano a una profondità di diverse decine di metri su una piattaforma marina uniforme e omogenea, se si fa appunto eccezione per le enormi voragini che si aprono senza vegetazione all’improvviso sul fondale roccioso – spiega Guido Gay, senza riuscire a nascondere la meraviglia per quanto ha potuto riprendere e fotografare grazie al robot Pluto Palla, una delle tante apparecchiature da lui stesso ideate, costruite e prodotte su scala industriale.

«Ancora più incredibili sono alcuni massi: sembrano lavorati da mani umane – incalza – Si trovano su una specie di terrazzamento poco sotto l’imboccatura delle voragini. Una è quadrata, l’altra triangolare. Delle dimensioni di una grande tanica per carburante, hanno persino i bordi arrotondati». «In sostanza c’è di che restare veramente sbalorditi – osserva ancora Gay, che da ingegnere crede poco nell’irrazionale. E infatti aggiunge: «Forse ulteriori ricerche permetteranno di giustificare tutto in termini scientifici».

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