La Nuova Sardegna

Minozzi, ambasciatrice del canto jazz italiano

Con Paul Ricci, il duo Empathia sarà venerdì prossimo al Parco dei Suoni di Riola all’European Expò

27 giugno 2015
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RIOLA SARDO. Con il cuore diviso a metà, Da una parte l’Italia, dall’altra il Brasile. Il primo è il Paese dov’è nata, Pavia, e in cui Mafalda Minozzi ha mosso i primi passi di cantante, e il secondo è quello che l’ha conquistata e la ospita dal 1996. E dove ha conosciuto il successo. Grazie a collaborazioni prestigiose con il meglio della musica carioca, da Martinho da Vila a Alexandre Ribeiro, Minozzi è amata e rispettata come ambasciatrice della musica italiana in Brasile, un titolo conquistato sul campo anche grazie a milioni di dischi venduti. L’ultimo è “Empathia” ed è un concentrato di emozioni tra samba e jazz, i suoi due veri amori musicali, coltivati in modo certosino anche per l’incontro con un chitarrista di levatura come il newyorchese Paul Ricci, con il quale da anni ormai Mafalda ha dato vita a un collaudato duo che viaggia tra New York e San Paolo.

Il 3 luglio sarà possibile ascoltarli dal vivo all’European Jazz expò che si tiene al Parco dei Suoni. Tra i set di Hiromi e Volcàn ci sarà il raffinato duo Empathia che proporrà originali riletture di intramontabili brani italiani, da Paolo Conte a Bindi (“Azzurro” e “Arrivederci”) e classici brasiliani come “Agua de beber”. Punto di arrivo alto di una storia iniziata diversi anni fa con una fuga dall’Italia.

«Non è stato certo un percorso facile il mio – racconta Mafalda Minozzi – Il Brasile è una terra ricca di musica e questa fa parte integrante della filosofia di vita della gente, anche quella più umile. Il samba è la speranza, la redenzione, da condividere con gli altri. Mi chiamarono ad esibirmi in un locale, il “Paradiso”, nato sulla scia del film di Tornatore e in virtù dell’amore dei brasiliani per la nostra canzone. Il proprietario era un vero visionario anche se non aveva considerato che chi entrava nel suo locale in realtà non lo faceva perchè interessato alla grande musica d’autore, bensì voleva ascoltare i pezzi celebri degli anni Sessanta, quelli di Rita Pavone come i twist di Peppino di Capri. Inizialmente restai un po’delusa. Avevo così tanto studiato in Italia, da Piaf alla la canzone napoletana, cantando in tivù a “Uno Mattina” interpretando Bindi, Tenco e altri e invece... Non si ha idea di quanti amori sono nati in Brasile sulle note di “Roberta” o“Champagne”. Mi chiedevo: ma è possibile che nella terra di Vinicius de Moraes vogliano ascoltare motivi così leggeri?»

E poi... «Mi adattai e iniziai a proporre con le mie, anche canzoni più impegnate. Ebbi così la fortuna di collaborare con i migliori musicisti carioca di Rio, tutti pazzi tra l’altro per la musica italiana. Lentamente sono riuscita a vincere la mia battaglia facendo conoscere De Andrè, Tenco o pezzi come “Estate” o di Endrigo etc.. Alla fine mi innamorai di questo paese, grazie al suo formidabile scambio di cultura, finchè decisi di restare. Incisi il primo disco e così è partito tutto». Poi il grande incontro con il jazz. «Ho frequentato a lungo New York. Una sera mi trovai a cantare in un club con il grande Michel Petrucciani che aveva una conoscenza incredibile del repertorio italiano. Fu una notte indimenticabile di amicizia e musica». E ora il nuovo album, da promuovere anche in Italia. Quasi spiazzante per l’incrocio di accenti e scambi tra le due musiche, italiane e brasiliana. «Giunta a un certo punto della mia carriera – conclude Mafalda Minozzi – ho voluto regalarmi questo album in cui eseguo alla mia maniera canzoni anche famose, forse pure con un po’ di sfrontatezza, come fossero dei nuovi standard jazz»

(walter porcedda)

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