La Nuova Sardegna

Quando il sangue trasforma la festa in lutto

di Luca Fiori
Quando il sangue trasforma la festa in lutto

La Barbagia ripiomba nel dolore con la ferita per la morte del giovane Gianluca Monni ancora aperta

24 giugno 2015
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SASSARI. Ancora violenza e sangue in Barbagia. Ancora dolore e morte, con la ferita per l'omicidio di Gianluca Monni, il diciannovenne di Orune ammazzato a fucilate lo scorso 8 maggio mentre aspettava il pullman nella via centrale del paese, non ancora rimarginata.

Un altro omicidio in pieno centro. Questa volta è Fonni a doversi vestire a lutto, proprio mentre si preparava ai festeggiamenti per San Giovanni, con i poeti improvvisatori quasi pronti a salire sul palco. La festa che diventa lutto e dolore, come è accaduto tante volte in passato. Come è accaduto anche quest’anno, il giorno di Pasqua, nelle campagne di Furtei.

Marco Sorgia, 43 anni appena compiuti, era stato freddato con una o forse due fucilate a pallettoni sparate da distanza ravvicinata. Una scarica lo aveva colpito al fianco, l'altra alla testa, senza lasciargli scampo. Era appena arrivato al suo ovile, nelle campagne a due chilometri dell'abitato di Furtei, e appena sceso dalla sua Fiat Palio era stato raggiunto dalla prima fucilata. L'assassino lo attendeva al varco e lo aveva colto di sorpresa. Il delitto si era consumato proprio la sera di Pasqua intorno alle 20. L'allevatore aveva passato la giornata in famiglia, poi al tramonto era tornato all'ovile, dove da qualche giorno dormiva e lì aveva trovato il suo assassino. Sangue e morte anche Iglesias alla fine di marzo. Un colpo mortale, un fendente al busto quasi all'altezza del petto poi altre 17 coltellate. Era morto così Piergiorgio Caria, 42 anni, trovato morto nella sua abitazione da qualcuno che certamente conosceva bene. L’uomo sarebbe stato prima colpito frontalmente con una coltellata quasi mortale e poi l'assassino o gli assassini si erano accaniti su di lui colpendolo altre 17 volte, soprattutto alla schiena. Un omicidio ancora senza colpevoli. Risolto dopo meno di 24 ore invece il caso dell’omicidio di Antonio Mocci, il ventiseienne ucciso il 13 febbraio scorso a Villacidro, durante un furibondo litigio scoppiato per motivi legati allo spaccio di droga, nell'abitazione della vittima. Il giorno dopo il delitto era finito in carcere Stefano Corona, 24 anni, amico e compaesano di Mocci, accusato di omicidio volontario. Dopo gli stringenti interrogatori del sospettato e le prove raccolte dagli investigatori dell'Arma (comprese quelle degli specialisti del Ris), per il magistrato aveva emesso il provvedimento restrittivo e la pesante accusa. Messaggi al telefono precedenti al delitto fra i due giovani con un appuntamento fissato nel primo pomeriggio per la vendita di qualche dose di stupefacente, altri sms inviati dopo il delitto per disdire l'incontro in casa del presunto spacciatore, il giubbotto sporco di sangue che Stefano Corona aveva cercato di lavare con una pompa nel cortiletto della sua abitazione, il coltello con tracce ematiche rilevate dagli uomini del Ris.

Risolto solo pochi giorni fa invece, dopo sette mesi di indagini, un altro episodio di sangue avvenuto il 31 ottobre dello scorso anno. I carabinieri della Compagnia di Ghilarza hanno arrestato il presunto responsabile dell'omicidio di Giovanni Casula, il pensionato di Paulilatino, di 69 anni, ucciso nella sua abitazione il 31 ottobre 2014. Il cadavere dell’uomo era stato trovato dalla sorella. In carcere è finito Gavino Madau, l'allevatore di 46 anni, anche lui Paulilatino, nipote della vittima.

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