La Nuova Sardegna

Omicidio di Orune, sotto esame telefonini e computer degli indagati

di Nadia Cossu
Il luogo dell'omicidio di Gianluca Monni (nel riquadro) a Orune
Il luogo dell'omicidio di Gianluca Monni (nel riquadro) a Orune

Caccia ai killer di Gianluca Monni. Le apparecchiature sottoposte a test che non possono essere ripetuti. Gli inquirenti: verifiche indispensabili per confermare alcune ipotesi

22 giugno 2015
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ORUNE. Computer, tablet, smartphone, telefoni cellulari saranno sottoposti mercoledì 24 ad accertamenti tecnici così come richiesto dalla Procura di Nuoro che indaga sull’omicidio dello studente diciannovenne di Orune Gianluca Monni, ucciso a fucilate l'8 maggio. Si parla di oggetti per lo più elettronici sequestrati alcuni giorni fa in casa dei due giovani di Nule indagati per il delitto: ossia un ragazzo di 17 anni e suo cugino di 24.

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Secondo gli inquirenti sarebbero entrambi in qualche modo coinvolti nell’uccisione di Gianluca. Per questo i carabinieri hanno perquisito le case dove i due vivono e hanno portato via telefoni e computer di tutta la famiglia, oltre ad altro materiale ritenuto evidentemente di interesse. Un controllo necessario che rientra nelle normali attività di indagine e dal quale gli investigatori sperano di poter ricavare indizi importanti per la soluzione del caso.

Si tratta di un’ipotesi particolare di accertamento che, a causa della possibilità di modificazioni che subisce l’oggetto passato “ai raggi x”, «non è suscettibile di successiva reiterazione» come dice la giurisprudenza. Gli accertamenti verranno effettuati da consulenti tecnici, nominati dal sostituto procuratore Andrea Vacca, alla presenza degli avvocati della difesa – Agostinangelo Marras per il minorenne e Mattia Doneddu per il 24enne – che hanno la possibilità di nominare a loro volta propri consulenti.

Saranno probabilmente esaminate le ultime conversazioni effettuate, i contatti telefonici, i messaggi, le e-mail. Tutto sarà passato al setaccio perché ogni elemento potrebbe far emergere dettagli indispensabili per chiudere il cerchio su un caso che ha scosso l’intera isola.

Da giorni ormai l’impressione è che gli inquirenti abbiano le idee molto chiare su chi abbia ucciso Gianluca Monni. La sua morte è stata in qualche modo collegata alla scomparsa di Stefano Masala, 29enne di Nule che dal 7 maggio non ha più dato notizie di sé.

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Masala era amico del minorenne indagato ed era con lui anche la sera in cui sarebbe scoppiata la furibonda lite tra la vittima e il 17enne che aveva importunato la sua fidanzata. Gli investigatori hanno pochi dubbi sul fatto che gli assassini abbiano utilizzato la macchina del giovane scomparso per commettere il delitto. E, a supporto di questa convinzione, oltre alle immagini di una telecamera di Orune che avrebbero ripreso la Opel Corsa grigia, c’è il ritrovamento di quell’auto distrutta dalle fiamme il giorno dopo l’omicidio.

Difficile pensare che si tratti di una semplice coincidenza. C’è poi la caccia a una seconda auto che alcuni testimoni hanno raccontato di aver visto la mattina del delitto e che sarebbe stata usata come una sorta di “apripista” per gli assassini.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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