La Nuova Sardegna

Nel mare di Santa Teresa il relitto intatto di una nave romana

di Enrico Gaviano
Un'immagine del relitto della nave romana ripresa dai sub della polizia
Un'immagine del relitto della nave romana ripresa dai sub della polizia

L’imbarcazione di 18 metri di circa venti secoli fa scoperta a 50 metri di profondità. All’interno sono ancora presenti tegole di età imperiale

22 giugno 2015
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OLBIA. Gli Indiana Jones di tutto il mondo guardano con un po’ di invidia alle acque della Gallura. Su un fondale di 50 metri, nelle Bocche di Bonifacio in prossimità di Santa Teresa, è stato infatti individuato il relitto di una nave romana dell’epoca imperiale.

Un ritrovamento eccezionale, sia perché la nave è di circa 20 secoli fa, sia per lo stato di conservazione del preziosissimo reperto. A fare la bellissima scoperta è stata la Polizia di Stato di Sassari, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Sardegna.

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«È stata effettuata una importante scoperta archeologica nelle acque della Gallura – recita il comunicato della polizia di stato –. I poliziotti del Nucleo Sommozzatori, a meno cinquanta metri di profondità, hanno rinvenuto un relitto di età romana che per il suo carico e il suo posizionamento sui fondali del mare, rappresenta un unicum dal grande valore scientifico».

Si tratta infatti di una nave lunga 18 metri e larga 7 carica di laterizi di età romana imperiale, prodotti nelle officine intorno Roma. Un sogno per qualsiasi cacciatore di reperti archeologici.

«Visto il luogo del ritrovamento – prosegue il comunicato –, gli archeologi ritengono che l'imbarcazione fosse destinata alla Spagna o alla costa occidentale della Sardegna. L'eccezionalità del ritrovamento attiene allo stato di conservazione del carico che risulta intatto e ad oggi stivato come al momento della partenza. Pare pertanto che la nave sia affondata con un semplice movimento verticale dalla superficie fino al fondale».

Naturalmente non è stata data la precisa posizione del relitto, per evitare che malintenzionati possano recarsi e rubare parti del prezioso carico che la nave affondata duemila anni fa porta ancora nel suo grembo. Di sicuro la nave sarà utilissima per gli archeologici, proprio per il suo eccezionale stato di conservazione. Il tempo, la sotto, si è fermato al momento dell’affondamento dell’imbarcazione diretta in qualche sito della Spagna o della Sardegna dove le maestranze avrebbero dovuto utilizzarle per completare una casa.

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«Si tratta di un vero e proprio tesoro - dice Rubens D’Oriano, responsabile della Soprintendenza dei beni archeologici della Sardegna –. I materiali sono conservati al meglio e hanno un valore didattico enorme. All’interno ci sono pile di tegole e coppi che servivano per la copertura dei tetti. Siamo davvero molto felici di questa scoperta».

Resta stupefatto anche Corrado Azzali, che con il suo Orso diving di Poltu Quatu, compie ricerche di relitti nei fondali marini e che ha già rinvenute alcune navi della Seconda guerra mondiale.

«Accidenti – esclama –, che bella notizia! Chissà come sono riusciti a individuare il relitto. Di certo in quell’area ci sono tantissimi relitti di epoca romana. Trovarli non è semplice. Ci vuole la fortuna, oppure un ecoscandaglio a scansione laterale, macchinario che però costa un sacco di soldi».

I sommozzatori e la Soprintendenza ce l’hanno fatta e spiegheranno tutti i particolari in una conferenza stampa convocata per martedì 23 al commissariato di Olbia.

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