La Nuova Sardegna

delitto monni

Omicidio di Orune, i testimoni parlano

di Nadia Cossu
Omicidio di Orune, i testimoni parlano

Rotto il muro dell’omertà, il cerchio si stringe intorno ai killer: «Le auto erano due»

21 giugno 2015
3 MINUTI DI LETTURA





ORUNE. Ci sono dei testimoni oculari. Qualcuno che ha visto due macchine a Orune, in corso Repubblica, alle sette e dieci del mattino dell’8 maggio. Qualcuno che, a dispetto dell’omertà ingiustamente attribuita a questa comunità, ha raccontato tutto ciò che sapeva, tutto ciò che gli occhi avevano visto e le orecchie sentito prima e dopo l’omicidio dello studente di 19 anni Gianluca Monni, ammazzato con due fucilate a pallettoni mentre aspettava il pullman che lo avrebbe portato a scuola, a Nuoro.

I testimoni. Ed è grazie a quanti hanno deciso di raccontare e di rivelare anche il più piccolo dettaglio, che gli investigatori hanno potuto ricomporre – almeno parzialmente – le tessere di un mosaico complicato. Tasselli che ora iniziano a combaciare perfettamente e che a breve potrebbero condurre alla conclusione del caso. Le indagini fin dal primo momento hanno seguito una direzione ben precisa, anche grazie alle testimonianze raccolte in questo mese e mezzo di lavoro senza sosta. Direzione dalla quale gli inquirenti mai hanno preso le distanze. I carabinieri hanno concentrato l’attenzione su due giovani di Nule, un ragazzo di 17 anni e suo cugino di 24: entrambi mercoledì scorso sono stati iscritti nel registro degli indagati perché ritenuti in qualche modo coinvolti nel delitto di Gianluca.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:foto:1.11647447:MediaPublishingQueue2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/foto/2015/06/20/fotogalleria/orune-ecco-l-auto-usata-dall-assassino-di-gianluca-monni-1.11647447]]

Nuovi scenari. Ma l’elemento nuovo venuto alla luce solo ora – ossia la presenza di una seconda macchina sul luogo del delitto – allarga la prospettiva. Perché il sospetto è che almeno in quattro abbiano preso parte alla pianificazione dell’omicidio. Un’auto, di colore chiaro, ha fatto da apripista per accertare la presenza della vittima: si è fermata in un punto, chi era all’interno ha osservato con insistenza tutti gli studenti e poi ha fatto un cenno ai complici: via libera. Staffetta compiuta. La domanda è: perché il coinvolgimento di più persone? Perché la necessità di chiamare in causa altri con il rischio di compromettere il piano? La risposta probabilmente gli investigatori ce l’hanno già. E sarà questo uno degli elementi decisivi per chiudere il cerchio una volta per tutte.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:regione:1.11647422:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/regione/2015/06/20/news/orune-ecco-l-auto-usata-dall-assassino-di-gianluca-monni-1.11647422]]

I due indagati. Il diciassettenne, in particolare, aveva avuto con la vittima una discussione durante una festa di Cortes apertas, a Orune. I suoi apprezzamenti insistenti verso Eleonora, la bella fidanzata di Gianluca, avevano scatenato la lite. Lo studente, da tutti descritto come un bravissimo ragazzo, intelligente, sempre col sorriso sulle labbra, a un certo punto non ha più tollerato che continuassero a mancare di rispetto alla sua Eleonora. Ha reagito come avrebbe fatto qualunque coetaneo nella medesima situazione. Per tutta risposta si è ritrovato con una pistola puntata sulla tempia. Arma che poi gli amici orunesi hanno strappato dalle mani del minorenne e che da quel momento non è mai stata ritrovata. Ora è indagato e si è affidato alla tutela dell’avvocato Agostinangelo Marras. I carabinieri hanno sequestrato computer e telefoni di tutta la famiglia. Nei guai anche suo cugino – che abita nelle campagne di Ozieri – che però potrebbe non aver partecipato alla famosa festa di Orune. Ma evidentemente gli inquirenti sono in possesso di qualche elemento importante che lo coinvolge nell’indagine. Anche lui è assistito da un legale, l’avvocato Mattia Doneddu.

Lo scomparso. Insieme al diciassettenne, invece, a Cortes Apertas c’era certamente Stefano Masala, il giovane di 29 anni – anche lui di Nule – del quale si sono perse le tracce esattamente la sera prima della morte di Gianluca. Gli inquirenti non hanno dubbi: la macchina ripresa la mattina dell’8 maggio da una telecamera della banca di Orune era la sua. Una Opel Corsa grigia.

Le indagini. Nei prossimi giorni tutto il materiale sequestrato nelle abitazioni degli indagati sarà sottoposto ad accertamenti irripetibili.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
La mappa

Sardegna 15esima tra le regioni per reddito imponibile, Cagliari e Sassari le città più “ricche”

Le nostre iniziative