La Nuova Sardegna

Il paese ferito ha fiducia nella giustizia

Il paese ferito ha fiducia nella giustizia

La svolta attesa con trepidazione. Il sindaco Deserra: gli investigatori sono sulla buona strada

21 giugno 2015
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ORUNE. I nuvoloni neri oscurano il sole all’improvviso e si addensano sul paese come una cappa pesantissima. Tristezza. E silenzio. Rotto solo dal ticchettio della pioggia. Serrande abbassate nei negozi. Nei bar qualche avventore. Voglia di parlare? Zero. La morte di Gianluca è ancora troppo fresca, troppo dolorosa. Non è il caso di aprire ferite recenti, che mai potranno rimarginarsi. La comunità di Orune si è stretta intorno ai familiari di Gianluca Monni. Una protezione spontanea e impenetrabile. Che è anche fatta dal silenzio intorno alla vicenda e, soprattutto, all’inchiesta.

Orune che ha gettato via la maschera dell’omertà e della violenza, che in passato ha seminato morte, e si è affidata alla giustizia. «Sa Zustissia», che sta facendo il suo corso. A Orune lo sanno. E i genitori e il fratello di Gianluca, la fidanzata e gli amici vogliono giustizia. Quella degli uomini. Non vogliono vendetta.

«Siamo in fase di attesa, ma siamo certi che la giustizia trionferà – quelle del sindaco Michele Deserra sono parole sofferte, misurate, importanti che sintetizzano il comune pensiero di una comunità devastata dal dolore ma fiduciosa –. L’impatto di quelle immagini viste in tv (l’auto dei killer ndr) e pubblicate sul giornale è stato fortissimo, ma è anche stato un segnale importante. Gli inquirenti hanno imboccato la strada giusta e quindi ora è solo questione di tempo – ha continuato il sindaco –. Orune non ha fretta, vuole soltanto che chi ha ucciso il nostro Gianluca venga assicurato alla giustizia. Anche perché è evidente che un omicidio come quello di corso Repubblica non può restare impunito. Ci aspettiamo un segnale forte dalla magistratura e dalla forze dell’ordine – ha concluso Michele Deserra che non si è mai tirato indietro nelle battaglie per difendere il suo paese –. Nessuno deve pensare di poterla fare franca dopo un gesto così feroce».

Le donne escono dalle case e si coprono la testa con il fazzoletto nero mentre si dirigono verso la chiesa per la messa del sabato. Gli uomini al rientro dal lavoro si fermano nei bar per scambiare qualche parole e bere una birra. Qualcuno accenna al programma tv di venerdì notte, gli altri ascoltano, si guardano intorno e poi dicono la loro. Ma senza sbilanciarsi. Fino a quando in orunese stretto uno pronuncia una frase che ha un valore immenso a Orune: «Esci a vedere che questa volta sa zustissia riuscirà a risolvere il caso e arrestare l’assassino». Parole pesanti e importanti in un paese troppo spesso segnato dalle faide e dall’omertà. (plp)

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