La Nuova Sardegna

Piras: lo Stato è moroso evade indennizzi dal 2009

di Luca Rojch
Piras: lo Stato è moroso evade indennizzi dal 2009

Il deputato di Sel ha presentato una interrogazione al ministro della Difesa: «Da sei anni non vengono versati i risarcimenti ai Comuni che ospitano i poligoni»

18 giugno 2015
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SASSARI. Anche lo Stato si dimentica di pagare la bolletta. Da sei anni l’esercito non versa gli indennizzi per le servitù militari in Sardegna. Forse distratto dai giochi di guerra il governo ha staccato l’ultimo assegno nel 2012. Appena 15 milioni di euro come indennizzo per tutte le aree militari che esistono nell’isola.

Gli arretrati. Con il versamento si saldava, con abbondante ritardo, il periodo che andava dal 2005 al 2009. Ma per il quinquennio che va dal 2010 al 2015 non è stato versato neanche un centesimo.

La beffa. In questo modo la Sardegna da una parte si trova sulle spalle il peso delle servitù che bloccano una grande fetta del proprio territorio. Dall’altro i Comuni che subiscono il disagio e ospitano poligoni, caserme e aree off-limits non vedono neanche un centesimo dallo Stato.

L’interrogazione. La disattenzione è stata notata dal deputato di Sel Michele Piras che ha presentato una interrogazione al ministro della Difesa. «Denunciamo lo scandaloso ritardo accumulato dal governo sul terreno degli indennizzi dovuti alle Regioni e ai Comuni segnati dalla presenza di servitù militari – dice Piras –. Si tratta di cifre irrisorie. A dire il vero sono quasi un insulto rispetto alla dimensione e agli effetti che ha sul territorio l’occupazione militare. Ma per i piccoli comuni sono cifre fondamentali per far quadrare i bilanci».

Il ritardo. L'ultima volta che la Regione ha ricevuto quanto dovuto era il 2012. «Lo Stato – continua Piras – corrispose la somma di poco più di 15 milioni di euro per gli anni 2005-2009. Questo significa che il governo è in ritardo di 6 anni (2010-2015), dal momento che nulla risulta incassato dalla Regione nel periodo successivo».

Le rivendicazioni. Ma Piras non ha cambiato idea. «Le servitù devono essere cancellate – afferma –. Ma mentre vanno via si devono sedere a un tavolo con la Regione per discutere di queste cifre. Che devono essere aggiornate e ridiscusse. Non possiamo più accettare mance per vedere il nostro territorio bloccato e devastato dalle servitù militari».

Il doppio danno. «I soldi non versati sono un doppio danno per l’isola. Perché devono andare quasi tutti ai Comuni che ospitano basi e poligoni. Economie depresse che in molti casi non vedono da sei anni neanche i pochi spiccioli che spettano di diritto a loro. Faccio un esempio su tutti. Ad Arbus, che ospita il poligono di Capo Frasca dovrebbero andare un milione e mezzo di euro. Ma è dal 2009 che non arriva un centesimo. Una beffa doppia per queste popolazioni. Ancora una volta ci ritroviamo di fronte alla assoluta negazione dei patti fra Stato e Regioni, ancora una volta, anche su piccole somme, registriamo un grave ritardo che pregiudica la già difficile azione amministrativa dei Comuni».

L’appello. «La Regione deve sollevare la voce – conclude Piras –. Deve rivendicare per prima cosa il pagamento puntuale delle somme arretrate. Lo smantellamento di tutte le servitù e nello stesso tempo la ricontrattazione di quanto viene pagato per occupare fette pregiate di Sardegna. Io sono per il rispetto delle leggi. Scoprire per puro caso che c’è un arretrato di sei anni sugli indennizzi che devono essere tati al territorio è scandaloso».

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