La Nuova Sardegna

Condannati: 6 anni a Ladu, 4 anni e mezzo a Scarpa

di Mauro Lissia
Condannati: 6 anni a Ladu, 4 anni e mezzo a Scarpa

Confermato dal tribunale l’impianto accusatorio elaborato dal pm Marco Cocco Per entrambi gli ex consiglieri c’è anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici

17 giugno 2015
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CAGLIARI. Sono le 11, silenzio di tomba nell’aula del tribunale. Il presidente Mauro Grandesso rimane in piedi e legge: Silvestro Ladu colpevole di peculato aggravato e falso, sei anni di carcere e interdizione perpetua dai pubblici uffici. Due minuti e arriva la seconda decisione: Beniamino Scarpa colpevole di peculato aggravato, quattro anni e mezzo di reclusione con l’interdizione dai pubblici uffici. Gli imputati non ci sono, il pm Marco Cocco tiene per sè qualsiasi emozione ed è meno espressivo di una statua di cera. In silenzio i difensori Mariano Delogu e Silvio Piras, solo un leggero brusio tra i cronisti che annotano il contenuto del dispositivo mentre il magistrato dell’accusa prende l’uscita a grandi passi: le condanne non si commentano.

Dunque il gigantesco lavoro di indagini, interrogatori, arresti, sequestri di documenti che riguardano l’uso dei fondi pubblici destinati all’attività dei gruppi politici regionali ha generato dopo quasi due anni di udienze pubbliche i primi due giudizi ordinari nati dal processo originario contro diciannove onorevoli ed ex onorevoli regionali: Ladu e Scarpa si erano dichiarati malati, ma anzichè attendere la guarigione congelando il processo, il tribunale aveva deciso di andare avanti separando le loro posizioni. Da quel momento la salute degli imputati al dibattimento principale non ha più registrato cedimenti.

Gli atti. Primo dato: Procura e giudici hanno letto allo stesso modo gli atti processuali e quanto avvenuto nei due dibattimenti-stralcio. Il pm aveva chiesto quattro mesi in più per Ladu ma i reati di falso commessi fino al 2009 sono risultati prescritti. Per Scarpa la richiesta era di cinque anni, c’è una differenza di calcolo della pena che verrà spiegata nella motivazione dal giudice relatore Silvia Badas. A entrambi sono state negate le attenuanti generiche. Secondo elemento, quello centrale, è che il giudizio ordinario conferma quanto già il buon senso suggeriva e quanto aveva stabilito la sentenza in abbreviato del gup Cristina Ornano nei confronti dell’ex onorevole dell’Idv Adriano Salis: una cosa sono i soldi pubblici e un’altra i soldi privati. Non c’è statuto autonomo che tenga, non c’è alcuna autonomia della politica, non c’è nulla che autorizzi alcun pubblico ufficiale a usare liberamente e per i fatti propri le risorse di un ente. Come risultava ampiamente dalle pronunce della Corte di Cassazione c’è soltanto la legge dello Stato che prevede un uso a fini pubblici del denaro pubblico, con la rigorosa e puntale rendicontazione di spese ammesse e rimborsabili solo se compatibili con l’attività istituzionale, nel caso di questo processo le spese del gruppo e non del singolo consigliere.

Ladu. Quindi Ladu, ex capogruppo regionale di Fortza Paris e senatore del Pdl, paga con la condanna l'acquisto di telefonini di cui non è stato in grado neppure di ricordare i numeri, l'uso disinvolto della carta di credito intestata a se stesso ma riferita al conto corrente del gruppo, i viaggi all'estero in giorni di festa, i pranzi dappertutto, la convention per 2500 invitati organizzata a San Costantino di Sedilo con trenta pecore bollite e parte delle spese saldate in tempi in cui il gruppo Fortza Paris non era stato ancora costituito. Ladu paga anche per le riparazioni a spese pubbliche della sua auto e di quella della moglie, oltre che per i celeberrimi sensori del parcheggio installati a carico dei contribuenti. In cifre, quelle illustrate dal pm Cocco nella requisitoria: 93 prelevamenti allo sportello tra il 5 agosto 2004 e il 13 novembre 2008 per un totale di 139.300 euro. Poi le spese con la carta di credito del gruppo per 77.566 euro, più 25 assegni bancari per 52.500 euro di cui il beneficiario era lui stesso, che aveva la delega esclusiva all'uso dei fondi e spendeva a piacimento senza dare spiegazioni a nessuno. Il totale accertato in questo procedimento è di 279.876 euro. In un altro processo Ladu sarà chiamato a rispondere di concorso in falsa testimonianza per aver indotto due collaboratori - così sostiene l’accusa - a riferire al tribunale di spese inesistenti. La Corte dei Conti ha già condannato l’ex senatore a restituire all’Erario la somma contestata dalla Procura, che coincide con quella accertata dalla magistratura contabile.

Scarpa. L’ex sindaco di Porto Torres, ex onorevole ed ex assessore regionale alla pubblica istruzione Beniamino Scarpa incassa la condanna per aver speso, secondo il tribunale illegalmente, 116 mila euro del fondo destinato al gruppo misto. Denaro che in base alla linea difensiva-bis, quella sostenuta al dibattimento in contrasto con l’istruttoria, non avrebbe impiegato interamente per organizzare convegni, acquistare auto per i collaboratori e mantenere la sede politica di Porto Torres come Scarpa aveva sostenuto all'esame col pubblico ministero nel 2010. Quei soldi - 2500 euro che il segretario del gruppo misto Angelo Sanna, a sua volta indagato, gli accreditava ogni mese sul conto corrente - sarebbero finiti in massima parte nelle tasche di Roberta Medda, prima collaboratrice poi fidanzata e dal 2008 moglie dell'ex sindaco di Porto Torres, che gli faceva da segretaria particolare fin dai tempi in cui Scarpa sedeva sulla poltrona di assessore.

La sentenza. Tra novanta giorni si conosceranno le motivazioni della sentenza.

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