La Nuova Sardegna

E a Valledoria c’è il rischio rivolta

di Gabriella Grimaldi

Il sindaco: gli ospiti della struttura si lamentano per il cibo, poco e di cattiva qualità

11 giugno 2015
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SASSARI. Cibo scadente, nessuna traccia di pocket money, disagi di vario genere. «Non è questa l’ospitalità che vogliamo dare. E chiunque stia nel centro che amministro deve essere trattato nel modo migliore». Parte di nuovo all’attacco il sindaco di Valledoria Tore Terzitta che da circa un mese tra i suoi cittadini conta anche 88 migranti arrivati in Italia con uno degli sbarchi che si susseguono ormai in continuazione.

Il gruppo di profughi africani è ospitato nella ex casa di riposo, gruppo che negli ultimi giorni, in seguito a un nuovo sbarco, stavolta a Cagliari, si è ingrandito fino a comprendere appunto 88 persone.

Il motivo delle proteste del sindaco Terzitta, che già aveva ritenuto sbagliata la scelta iniziale della Prefettura di Sassari di inviare i migranti in una struttura «inadeguata oltretutto senza coinvolgere l’amministrazione locale», adesso riguardano il trattamento al quale sarebbero sottoposti i giovani africani. «Già varie volte da quando sono qui si sono presentati in Comune i rappresentanti della comunità per denunciare il fatto che la cooperativa che gestisce il centro di accoglienza non dà loro i 2,50 giornalieri che normalmente vengono elargiti negli altri centri. Inoltre si sono lamentati della qualità e quantità del cibo e del fatto che spesso le pietanze sono immangiabili perché vengono consegnate il venerdì e poi di nuovo il lunedì: passano quindi troppi giorni per consentire una conservazione adeguata». Il sindaco allora ha preso carta e penna e ha scritto alla coop romana Le Tre Fontane che gestisce il centro e che ha sede a Roma nella stessa Casa della Solidarietà di cui fa parte anche la coop La Cascina, finita coinvolta nel caso “Mafia capitale”. Ai responsabili ha chiesto spiegazioni sulla “paghetta”: «La risposta è stata che il loro unico referente è la Prefettura e il Prefetto, al quale avevo inoltrato la lettera per conoscenza, mi ha fatto sapere che il rapporto è appunto tra le Prefetture e le cooperative che gestiscono l’accoglienza. Io però essendo il responsabile della sanità pubblica del centro che amministro, affermo che ogni volta che lo riterrò opportuno e necessario per la salute dei miei cittadini e di chiunque risieda a Valledoria interverrò e chiederò spiegazioni».

A quanto pare, comunque, una spiegazione sulla mancata consegna del pocket money che ciascun migrante si dovrebbe gestire autonomamente per le piccole spese personali c’è: nella convenzione con la coop Tre Fontane non sarebbe previsto un sostegno in danaro ma un contributo in forma di buoni spesa da utilizzare in un market convenzionato oppure in ricariche telefoniche per chiamare nei Paesi di origine. Il sindaco però non si ritiene soddisfatto e garantisce che continuerà a lottare per il benessere di tutte le persone che, anche se temporaneamente, si fermeranno a Valledoria.

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