La Nuova Sardegna

Chi ha osato fare del male all’amico di tutti?

di Gianni Bazzoni

Nule, l’attesa a un mese dalla scomparsa di Stefano Masala. Il fiuto dei cani, case controllate a Pattada

08 giugno 2015
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NULE. Un giorno in più. A forza di contarli è trascorso un mese e di Stefano Masala, il ragazzo-buono di 28 anni non si sa più niente. La famiglia attende un segnale, anche una sola parola che permetta di capire dove si trova Stefano. Vivo o morto. La piccola comunità si è mobilitata fin dal primo giorno della sua scomparsa, con la consapevolezza che nessuno avrebbe il coraggio di fare del male a Stefano. E dopo il ritrovamento della Opel Corsa che il padre gli aveva prestato, bruciata all’uscita di Pattada, in una stradina verso il lago, su Nule è calata una cappa pesante che non sarà spazzata via fino a quando non si saprà che cosa è successo a Stefano Masala. Anche perché quell’auto è il legame sul quale stanno ragionando gli investigatori che si occupano dell’omicidio dello studente di Orune Gianluca Monni, 19 anni, ucciso a fucilate un mese fa.

I cani. La novità che trapela in queste ore, è legata proprio alle indagini. I cani utilizzati per le ricerche, nei giorni scorsi avrebbero fiutato qualcosa e hanno condotto gli investigatori fino alla zona del campo sportivo di Pattada. Come a indicare che quello è un percorso dove il ragazzo scomparso potrebbe essere stato presente in compagnia di qualcuno.

Prigioniero. Alcune case sono state controllate, sempre nella zona di Pattada. Rientrerebbero nella disponibilità di familiari degli indagati. Tra le ipotesi prese in esame, anche quella che Stefano possa essere stato messo nella impossibilità di reagire, trattenuto con la forza in un luogo frequentato anche da giovani di Nule. E poi da lì spostato senza che sia stato finora possibile stabilire dove.

L’omicidio. La situazione sarebbe precipitata dopo l’omicidio di Gianluca Monni, perché è sempre più forte la convinzione degli inquirenti che chi ha ucciso lo studente di Orune abbia avuto un ruolo anche nella sparizione di Stefano Masala. A Nule cresce l’angoscia, insieme alla rabbia per il fatto che qualcuno del paese possa avere fatto del male al «fratello di tutti».

La famiglia. Non è il momento di parlare, l’attività investigativa è entrata in una fase cruciale e anche una parola sbagliata potrebbe creare danno. I familiari di Stefano hanno scelto il silenzio, ma quell’assenza di parole non allenta l’attenzione su tutto quello che sta succedendo.

Lo zio. Walter è lo zio del ragazzo scomparso. Nel giorno dell’incontro di preghiera e di speranza ha scritto: «Stefano è mio amico. E' disponibile, mi porta ovunque e mi raggiunge se ho bisogno. Ha una risata particolare che ora ci manca e risuona nel silenzio. Stefano è mio cugino. Nelle foto ha due dita a vu, sorride sempre e si fida di me. Ore che sembrano secoli... quanto tempo ad aspettarti. Stefano è mio cugino, ma è cugino di tutti. Stefano è mio fratello. E' nato che pesava troppo poco ed ora è troppo il peso della sua mancanza. Stefano è mio fratello, ed è fratello di tutti».

Un messaggio che è entrato in tutte le case, anche in quelle di chi sa e ancora può dare un contributo per la verità.

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