La Nuova Sardegna

Il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau: «Legge elettorale sarda sbagliata, cambiamola»

Il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau
Il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau

Intervista: «L’antipolitica e la disaffezione degli elettori non vanno sottovalutate. In giunta e nella coalizione serve più gioco di squadra: vedremo se può servire il cambio di qualche assessore»

03 giugno 2015
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Uno sguardo dentro e fuori casa. In quel centrosinistra che poteva fare di più alle amministrative, ma anche oltre le mura della coalizione e del partito, il Pd, perché ci sono fenomeni «su cui tutta la politica deve riflettere con maggiore attenzione».

A lanciare l’allarme è il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau: «Purtroppo l’astensionismo continua a crescere e non tutti affrontano il problema per quello che è: un’emergenza democratica».

Difficile da sconfiggere.

«L’antipolitica e la disaffezione degli elettori sono due mali che qualcuno sottovaluta ancora, mentre andrebbero affrontati di petto».

Come?

«Con la buona politica. Deve essere questo il primo dovere di ogni partito che governa o sta all’opposizione».

La voce della protesta però continua a restare fuori dal Consiglio.

«È colpa di una legge elettorale che dobbiamo impegnarci a cambiare al più presto».

Lo ammetta: è un sistema conservativo e autoreferenziale.

«Esatto. Nel Consiglio in carica la presenza di genere è davvero troppo bassa con solo quattro donne su sessanta consiglieri. Neanche i territori sono rappresentati come dovrebbero essere».

Un disastro.

«Servono un bel po’ di correzioni. Non è pensabile che interi schieramenti siano rimasti fuori dal Consiglio nonostante abbiano ottenuto un importante e significativo consenso dagli elettori».

I partiti tradizionali fanno fatica a cambiare, o peggio non vogliono cambiare.

«È il peccato dell’autoreferenzialità. L’elettorato muta, mutano gli umori e le esigenze degli elettori mentre la politica ha sempre un passo troppo lento. Lo ripeto: dobbiamo stare fra la gente, ascoltare e parlarci molto meno addosso».

È un suggerimento anche per il Pd?

«Vale per tutti i gruppi storici. Chi era convinto che l’astensionismo sarebbe stato contenuto alle comunali, dove il rapporto fra candidato ed elettore dovrebbe essere più stretto, s’è bruciato col fuoco. Attenzione, lo ridico: senza la buona politica sarà l’antipolitica a prendere ancor di più il sopravvento».

Uno sguardo in casa: domenica il Pd non ha sfondato.

«Il centrosinistra ha vinto dove si è presentato unito. Divisioni e litigi non pagano: è una lezione che dobbiamo imparare a memoria e in fretta anche per i ballottaggi».

Deluso dal risultato?

«No, ma non nego che mi sarei aspettato di più. Però è difficile raggiungere gli obiettivi quando ci sono guerre fratricide. Quanto il conflitto è esasperato non perde questo o quello, perdiamo tutti».

Anche nella coalizione non sono mancati gli strappi.

«Vanno ricuciti in fretta anche quelli insignificanti. Dobbiamo farlo se vogliamo governare bene».

Il Pd può avere pagato anche le ultime decisioni non proprio popolari di Renzi?

«Alle comunali le questioni nazionali contano meno. Più che altro i troppi conflitti locali».

Dopo il mancato trionfo cambierà qualcosa nella coalizione e in Giunta?

«Nell’alleanza credo di no. Ma i partiti del centrosinistra hanno un compito in cui non possono fallire: rafforzare e rendere più rapida l’azione della giunta Pigliaru. A chiedercelo sono i sardi».

Rimpasto sì o no?

«Vorrei più gioco di squadra questo sì. Se poi per rendere più incisiva l’azione dovesse servire il cambio di qualche assessore, vedremo il da farsi. Senza l’ansia di farlo».

Anche il Consiglio ha bisogno di una scossa.

«Ripeto, anche qui serve più gioco di squadra. Alle emergenze che sono tane, dobbiamo rispondere con celerità e soprattutto bene. Senza però dimenticarci che dall’emergenza possiamo uscire solo con le riforme ed è alle riforme che oggi dobbiamo pensare prima di tutto. (ua)

In Primo Piano
Turismo

In Sardegna un tesoretto di 25 milioni dall’imposta di soggiorno: in testa c’è Olbia

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative