La Nuova Sardegna

Sardara

Nuraghi sotto il fango, le scoperte del giornalista Sergio Frau

Nuraghi sotto il fango, le scoperte del giornalista Sergio Frau

A Casa Pilloni la mostra “S’Unda Manna”, 150 pannelli di foto scattate dall’alto che documenterebbero la presenza di decine di complessi ancora sepolti

02 giugno 2015
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SARDARA. «E’ quasi un album di famiglia. Decine e decine di nuraghi sepolti da secoli sotto il fango. Quasi un centinaio. Alcuni di grandi proporzioni, davvero enormi, una quindicina circa dello stesso livello del complesso di Barumini».

Si potranno vedere da stamane 2 giugno 2015 negli spazi della Casa Pilloni nella esposizione “S’Unda manna” frutto della ricerca portata avanti da anni dal giornalista Sergio Frau di “Repubblica” e autore del popolare libro “Le Colonne d’Ercole” dove ha avanzato la tesi che le vere Colonne d’Ercole non stiano sullo stretto di Gibilterra ma nello stretto tra la Tunisia e la Sicilia e che la Sardegna fosse in realtà l’Atlantide raccontata da Platone nel “Timeo” che un giorno venne colpita da un disastro naturale. La caduta di un asteroide che provocando uno tsunami spazzò via nel Campidano, con una marea di acqua e fango, proprio le testimonianze della civiltà nuragica.

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Ora esistono le fotografie. Immagini prese dall’alto da un drone guidato da Ettore Tronci, parte di un progetto di ricerca messo a punto dallo stesso giornalista di origine sarda assieme al celebre geologo e star televisiva Mario Tozzi e l’associazione culturale Aaaiò che da tempo ha acceso i riflettori su questa importante scoperta.

Da domani “S’Unda manna” mostrerà i risultati di questo lavoro fermati in oltre centocinquanta pannelli corredati da cartine e didascalie (la mostra resterà aperta sino ai primi di ottobre). Prima dell’inaugurazione a partire dalle 10, verranno proiettati dei filmati realizzati dallo stesso Tronci.

Oltre a Frau partecipano Stefano Tinti dell’Università di Bologna, uno dei massimi esperti di tsunami e rappresentante dell’Unesco, l’archeologo Claudio Giardino e Mario Lombardo dell’università di Lecce e il cartografo Andrea Cantile dell’ateneo bolognese. (w.p.)

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