La Nuova Sardegna

In mostra i maestri sardi del Novecento

di Sebastiano Depperu

A Sassari alla galleria “Marasma” Trenta opere tra dipinti e sculture

08 maggio 2015
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Oggi s'inaugura alla Galleria Marasma una mostra (visitabile sino al 6 giugno) dedicata ai maestri del 900 sardo, presentati attraverso una trentina tra dipinti e sculture, alcuni noti e pubblicati, molti altri inediti.

Notevoli le tele di Giuseppe Biasi, dal bozzetto per la “Sposa teuladina”, alla piccola ma deliziosa “Ragazza con ventaglio”, alle meno note Nature morte dei primi anni quaranta, da guardare con attenzione. Ad aprire cronologicamente la mostra è però un raro Antonio Ballero del primo periodo (“Paesaggio”). Anche Filippo Figari è presente con un “Paesaggio” abbastanza precoce (è datato 1922/23), mentre di Stanis Dessy sono in mostra quattro splendidi e importanti acquerelli – tecnica nella quale eccelse – raffiguranti vedute del circondario di Sassari: la campagna di Padria, del 1943, due scorci della costa vicino a Porto Torres, del 1945 (Balai) e un'altra marina (Capo Caccia). Non mancano poi Mario Delitala, con un potente bozzetto per una “Assunzione” (metà anni Cinquanta), e Carmelo Floris, di cui è esposta una veduta (“Bosco”). I pittori del sud sono invece rappresentati da Cesare Cabras, con una tipica “Casa campidanese” candida di sole.

Se con questi artisti siamo in pieno realismo, con Pietrantonio Manca abbiamo un punto di vista diverso e originale: dipingere non significava, per lui, riprodurre la realtà, ma ciò che ne percepiamo: ed ecco allora le "espressioni immaginative", siano esse di frutta (“Natura morta”) o meno (“Marina”).

Sguardo ancora diverso ha poi il sardo, ma trasferito a Milano, Bernardino Palazzi, di cui la galleria espone una movimentata “Scena di circo”, in linea con molta della pittura internazionale e nazionale, ma inusuale per i nostri artisti identitari.

La nuorese Francesca Devoto è l'unica rappresentante femminile, sebbene di rango: la sua è una pittura intima e delle piccole cose. Tra i nomi di coloro che hanno segnato il passaggio alle novità del secondo Novecento primo è certamente Costantino Nivola, presente con due delicati e insieme ironici acquerelli degli anni Cinquanta.

A rappresentare la pittura della seconda metà del XX secolo sono poi Ausonio Tanda, con due opere della sua serie di maggior successo (“Barca”, “Pescatori con barche”), e Antonio Corriga, con una natura morta di grandi dimensioni, un “Vaso di fiori” che ha in più la particolarità di mostrare un tipico esempio di ceramica oristanese: il vaso è ancora di proprietà della famiglia del pittore.

Da non perdere le sculture, di sicuro fascino: sono “L'adolescente” (1925) e il “Ritratto di Sebastiano Satta” di Francesco Ciusa, una “Bambina” e una “Testa femminile” di Gavino Tilocca del 1970.

In Primo Piano
L’intervista

Giuseppe Mascia: «Cultura e dialogo con la città, riscriviamo il ruolo di Sassari»

di Giovanni Bua
Le nostre iniziative