La Nuova Sardegna

L’airgun cancellato dalla lista degli ecoreati

L’airgun cancellato dalla lista degli ecoreati

Con un voltafaccia Governo e maggioranza trasversale mettono a segno il blitz: depenalizzate le bombe sismiche per ricerche petrolifere. L’ira dei deputati sardi

06 maggio 2015
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CAGLIARI. È una grande legge, quella contro gli ecoreati, ma con addosso una grande macchia che rischia di mettere a rischio gran parte del Mar di Sardegna. Perché se è vero che per «punire i reati contro l’ambiente la pena deve prevedere anche il carcere e da oggi in poi lo prevede», dalla relazione di maggioranza alla Camera, non è pensabile che dalla lista dei divieti il Parlamento abbia cancellato l’airgun. Sì, ha tirato via con un tratto di penna le da sempre contestate e pericolose cannonate sottomarine di aria compressa o bombe sismiche sparate dalle multinazionali per andare a caccia di petrolio. L’airgun non è più un reato. È questa la macchia destinata a pesare eccome su una legge attesa da tempo. Finora il codice prevedeva soprattutto pene in denaro per i reati contro l’ambiente, ora c’è anche il carcere. Ma proprio la riabilitazione dell’airgun rischia di mettere sotto scacco gli «specchi d’acqua» davanti ad Alghero, Porto Torres, Oristano e il Sulcis. È da tempo che le multinazionali del petrolio su quei chilometri e chilometri quadrati all’orizzonte vogliono indagare e potranno farlo: l’airgun non sarà più vietato.

Voltafaccia, Fino al testo approvato dal Senato, la tecnica dell’airgun era fra quelle vietate con tanto di condanna per i trasgressori. Ma alla Camera con un improvviso giro di valzer il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e una composita maggioranza trasversale centrosinistra-centrodestra, le cannonate sono state cancellato dalla lista nera. Sull’emendamento voluto con forza dal governo Renzi (è arrivato a sostenere che al Senato, dov’era andato sotto proprio sull’airgun, erano stati fin troppo frettolosi) c ’è stato un feroce scontro dentro i partiti, dentro e fuori le varie coalizioni. Alla fine, a voto segreto, è passato lo scandaloso azzeramento della pena per la tecnica dell’airgun.

Sardi scandalizzati. Sono stati i parlamentari sardi a guidare per primi la rivolta contro la depenalizzazione. Mauro Pili (Unidos) ha puntato il dito contro Pd, Udc, Ncd, Scelta Civica e Forza Italia e parte del Centro Democratico: «Maggioranza e opposizione si sono sottomesse al potere delle multinazionali del petrolio. Da oggi in poi siamo pronti alla mobilitazione e ad azioni eclatanti se non saranno fermati tutti i progetti che incombono come una minaccia sui mari sardi. Aver liberalizzato le bombe sismiche è l’ennesima prova che lo Stato considera l’isola una pattumiera», ha concluso Pili. Anche nella maggioranza c’è chi ha sollevato la testa e protestato, come il deputato del Cd Roberto Cappelli: «Ho votato un no secco alla depenalizzazione e anche altri parlamentari sardi del Pd si schierati con lo stesso fronte. Purtroppo il Governo ha commesso un grave errore e ha finito per mettere in imbarazzo la sua stessa maggioranza. È passata la linea inconcepibile che l’airgun è solo un rischio potenziale, ma noi in sardegna sappiamo bene quali danni può provocare sull’ecosistema marino». Anche il Movimento Cinque Stelle ha gridato allo scandalo, con Manuela Corda, che mesi fa aveva sostenuto con forza la protesta dei sindaci contro le minacciose richieste di «indagini petrolifere» nel mare fra Alghero e Tresnuraghes. La legge che punisce gli ecoreati ritornerà al Senato per l’approvazione ma purtroppo azzoppata dal ritorno dell’airgun. (ua)

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