La Nuova Sardegna

Tra le etnie scontri sulla religione

di Giovanni Melis

A Tonara e Aritzo ospitate 60 persone: la convivenza non è sempre serena

05 maggio 2015
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TONARA. La Barbagia di Belvì ospita due colonie di profughi, una a Tonara e l’altra ad Aritzo. Una sessantina di persone in tutto che si fanno spesso vedere per le strade. Alcuni sono socievoli. Altri meno. Una convivenza pacifica con le comunità locali, meno tra gli stessi ospiti, spesso appartenenti a diverse etnie. Il passaggio fra i monti del Gennargentu non attenua gli odi etnici e spesso ci sono stati dei diverbi che hanno persino richiesto l’intervento della forza pubblica per riportare la calma. I migranti sono ospiti da alcuni anni sia all’agriturismo Monte e susu, di Luigi Floris che all’Hotel Castello di Piero Pili. Nel primo si sono segnalati alcuni problemi, tra gli ultimi arrivati; pretendevano di essere trasferiti altrove e avevano inscenato una pesante protesta, arginata dal pronto intervento dei carabinieri di Tonara, sotto il comando del capitano Andrea di Nocera. Altre volte i carabinieri hanno sedato qualche rissa, che si era conclusa anche con degli arresti. Come il recente fatto, avvenuto per futili motivi. Ovvero l’uso di una linea internet. Ma alla base vi sono sempre motivi etnici o religiosi. Anche perché nella struttura vengono trattati bene e non vi sono lamentele. Ma gli stessi ospiti preferirebbero migrare altrove. Magari nei paesi del nord Europa, oppure anche nelle regioni italiane settentrionali. Variegati i presenti: si va da bengalesi, cingalesi, a migranti della fascia nord africana e nigeriani. Ad Aritzo sono prevalentemente africani. Alcuni di loro vengono anche coinvolti in attività culturali o lavorative. Altri si danno da fare per aiutare le persone nella coltivazione di qualche orto. Ammazzano il tempo, ascoltando musica o chiacchierando con la gente, imparando ogni giorno qualcosa di nuovo sulla lingua italiana. Si portano dietro storie di guerra, di abbandono delle case e dei familiari. Che sperano di incontrare più il la nel tempo, magari in un’altra regione con possibilità nuove di lavoro. I sindaci e i servizi sociali monitorano, al pari delle forze dell’ordine, la situazione. Che non crea preoccupazione sotto il profilo dell’allarme sociale. Ma potendo, gli ospiti manifestano l’intenzione di recarsi in città, possibilmente fuori dalla Sardegna o dall’Italia.

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