La Nuova Sardegna

musica

Dai concertini al Gonzales a “Sa Missa” e “Tott’umpare”: i Bertas compiono 50 anni

di Pasquale Porcu
Dai concertini al Gonzales a “Sa Missa” e “Tott’umpare”: i Bertas compiono 50 anni

La storia del gruppo che ha scritto la colonna sonora della vita di molti sardi. Gli anni di “Fatalità”, il Cantagiro, i grandi progetti con le corali Canepa e Vivaldi

03 maggio 2015
4 MINUTI DI LETTURA





«Ricordo che ero piccolo e spesso, la sera, mi piaceva sentire il gruppo dei Berta, seduto dietro una porta secondaria del “Gonzales” in piazza Colonna Mariana». Era il 1965, anno ufficiale della nascita del gruppo più longevo e importante della musica pop della Sardegna, che oggi, infatti, celebra il mezzo secolo di vita. Quel ragazzo appassionato di musica era Mario Chessa che da molti anni è uno dei Bertas (nel frattempo il gruppo ha preso una “s” finale). Anzi Mario è una dei motori propulsivi del gruppo.

Il Gonzales. E il “Gonzales” era una sala (troppo chiamarla discoteca) che si trova sotto l’attuale pizzeria-ristorante “Da Bruno” e che ospitava balli studenteschi e serate per giovani a base di musica dal vivo pomposamente chiamate “the danzante”. Ripercorrere la storia dei Pooh sardi significa raccontare 50 anni della storia del costume e della musica leggera della nostra isola. Dai tempi del “Gonzales”, appunto, delle “salette” e dei club, vale a dire uno dei periodi che hanno coinciso con quelli della più grande emancipazione sessuale e culturale degli adolescenti sassaresi, alla riscoperta delle radici identitarie nella musica giovanile (con l’apice di brani come “Badde lontana” nei quali la poesia in sardo diventa musica pop). Fino alla collaborazione con formazioni di musica colta (i progetti con la Corale Vivaldi e la Corale Canepa). Senza considerare le contaminazioni con altre forme musicali che il gruppo ha sempre praticato.

Ufficialmente la nascita della band coincide con la sua prima esibizione dal vivo: era il 19 dicembre del 1965. Il primo nucleo del gruppo coincide con i fratelli Costa: Antonio, innanzitutto, musicista raffinato e determinato, chitarrista, e poi Carlo (ancora oggi nell’organico del gruppo, ovviamente, come bassista) e poi Monduccio coinvolto nell’avventura musicale del gruppo come tastierista. Completavano la sqadra i chitarristi Brunetto Sini e Mariolino Gadau e il batterista Antonio Usai.

Senza S. I Berta non nascevano per caso, alcuni di loro (Antonio e Carlo Costa e Antonio Usai) avevano militato nell’allora celebre formazione dei Baronetti, che allietavano le serate danzanti di una allora mondanissima Platamona, meta di un turismo nascente che aveva la sua punta di diamante nell’Hotel Pontinental.

Il repertorio che andava per la maggiore in quegli anni era a base di cover, con predilezione per quei brani che comparivano nella hit parade e alcuni pezzi di virtuosismo chitarristica alla Shadows.

Quelli erano gli anni dei Barrittas e degli Shardana, ma i Berta si sono presto conquistati una posizione di prestigio nel panorama musicale sardo.

L’exploit vero e proprio avvenne nel 1966 quando Antonio Costa iscrisse il gruppo al concorso musicale Sardegna Canta, che la band vinse a mani basse aggiudicandosi il contratto discografico messo in palio dalla Rca .

Fatalità. Da lì a “Fatalità” (in italiano e spagnolo), il passo è stato breve con soddisfazione di vendita e buona posizione nelle hit parade. Poi venne anche “Dondolo” traduzione di “Sound Asleep” dei Turtles.

Concerti, serate, passaggi in tv. Insomma il gruppo ormai aveva sfondato. Ma i componenti della band non si sono mai montati la testa, la musica era e doveva rimanere un piacevole hobbie. Il lavoro era un’altra cosa e chi lo aveva non lo voleva lasciare.

Quelli erano anche anni nei quali bisognava pensare e agire da professionisti. Il gruppo cambiò nome (da Berta a Betas, variazione necessaria per problemi connessi ai rapporti col primo manager) e impresario: il nuovo era Antonio Inzaina, fratello di Vittorio.

Ma la vera rivoluzione avvenne con il primo brano “in limba”. Quando molti storcevano il naso e preferivano cantare in un inglese maccheronico, i Bertas (era il 1974).

Badde lontana. E ancora una volta ebbe ragione Antonio Costa perché “Badde lontana”, scritta su un testo di Antonio Strinna, fu subito un successo straordinario. Nel frattempo il gruppo era cambiato : nel 1970 era entrato il polistrumentista e cantante Mario Chessa. nel1972 venne il chitarrista Marco Piras, il batterista e cantante Giuseppe Fiori (che aveva già conosciuto una effimera stagione come solista come “Green Tony”) e nel 1973 il chitarrista e cantante Enzo Paba.“Badde lontana” conobbe anche una versione in italiano (“Valle lontana”), che venne proposta in una famosa edizione del Cantagiro di Gianni Ravera nel 1978. Fu tra l’altro nella tappa di Reggello che i Bertas fecero un “blitz”, cantando in sardo “Badde lontana”: fu un grande successo, vinsero la tappa, ma vennero cacciati dalla manifestazione.

Antonio Costa, sul finire del 1979, accettò l'offerta di dirigere la Corale Canepa. E questo fatto ha introdotto un altro cambiamento nell’organico dello storico gruppo sassarese. Difficile in poche righe ripercorrere decenni di storia. Uno più uno meno, nei Bertas hanno transitato una trentina di musicisti. Tra le presenze più importanti, a parte i nomi già citati, quelli di Eugenio Romano, della cantante Cristina Alia, di Gianni Davis, di Lino Desole. Con alcuni la collaborazioe continua: Franco Castia, considerato il quinto dei Bertas, Daniele Manca Maria Rosaria Soro, Enrica Virdis , Fabrizio Loriga e Maurizio Melis.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Amministrative

L’annuncio di Massimo Zedda: «Anche Azione mi sosterrà con una lista». I 5 Stelle: «Subito un chiarimento»

di Umberto Aime

VIDEO

Il sindaco di Sassari Nanni Campus: «23 anni fa ho sbagliato clamorosamente. Il 25 aprile è la festa di tutti, della pace e della libertà»

Le nostre iniziative