La Nuova Sardegna

economia

Olio, per i produttori della Sardegna business da 260 milioni

Pier Giorgio Pinna
Ulivi secolari
Ulivi secolari

Raccolta di olive inferiore alla norma, ma piante sane e prezzi in rialzo: così l'isola è in controtendenza rispetto al resto d'Italia

19 aprile 2015
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SASSAR.I Prezzi dell’olio in rialzo e produzione inferiore alla norma ma in controtendenza positiva rispetto alla penisola. La Sardegna esce a testa alta dal bilancio sulla raccolta. Soprattutto: può contare su piante sane e dà maggiori garanzie. Nulla di ufficiale sul fatturato di quest’anno. Si parla di un business attorno ai 250-260 milioni per poco più di 51mila quintali. Di solito, si arriva a 360 per una media di 80mila ma con prezzi decisamente più bassi di oggi.

Dai commenti degli operatori emerge così la complessiva tenuta di un comparto chiave. Però non ci sono solo aspetti a tinte rosee. Attorno al confezionamento e al commercio si annidano trappole, difficoltà e diffidenze. Agenzie regionali. Dice Giandomenico Scanu, tecnico di Agris coinvolto nel controllo della dop: «Quest’anno la produzione è stata più bassa della media di circa 30mila quintali, ma con un aumento del 181% sul 2013-2014, periodo tuttavia di totale “scarica” con appena 20-22mila quintali. Di fronte al tracollo subìto altrove ci siamo difesi molto bene. E abbiamo controllato la mosca olearia come di consueto mantenendo elevata la qualità».

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Ricavi. Su queste quantità si parla di una percentuale di extravergine pari alla metà del totale, di un vergine nell’ordine di 20-30%. Alcuni venditori lamentano un uso eccessivo di pesticidi che avrebbe avuto ripercussioni sulla bontà finale. Altri commercianti, assieme alla massa dei clienti, mettono in risalto l’«inevitabile impennata dei prezzi», in qualche caso raddoppiati rispetto alle medie degli ultimi 5-6 anni, non dimenticando però di sottolineare come a determinare l’andamento del mercato sia pur sempre il mercato spagnolo. In questa fase, sugli scaffali di market e rivendite dell’isola, viene chiesto per l’olio comunitario confezionato dai 3,5 ai 5,9 euro al litro. Per l’italiano 100% dai 6,9 a 11. Per il sardo dop dai 9,9 euro sino a 13-14.

Le valutazioni. «Noi trattiamo 100 per 100% di olio italiano e siamo riusciti a imporlo a 9,90 euro al litro», fa rilevare il maggiore produttore-confezionatore della Sardegna, Domenico Manca, titolare del marchio San Giuliano di Alghero. «Ma vedo in vendita nei supermercati e nei discount olio spagnolo scadente a 3,40-3,80, il che risulta un paradosso se si pensa al trasporto e al fatto che nella penisola iberica il mercato parte per olio discreto da 3,20 a 3,45 sfuso». Stime. Per Manca, comunque, nell’isola dopo un inizio di ottobre segnato dalla siccità, le piogge hanno dato i loro frutti e le olive “nascoste” sono apparse grosse compensando la raccolta scadente iniziale. «Se nel Mediterraneo è stata la Grecia ad andare meglio di tutti, in fin dei conti neppure noi ci possiamo lamentare: alla fine ci siamo ripresi bene e anche la qualità ha tenuto», afferma.

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Analisi. Opinione condivisa da altri imprenditori. Spiega, sempre da Alghero, Giuseppe Fois che con l’azienda omonima e l’Accademia Olearia produce l’80% del dop sardo: «Certo, le condizioni meteo ci hanno condizionato. Ma dopo la mancanza d’acqua d’estate e poi sino a ottobre, le piogge di novembre hanno salvato la situazione. E anche se gli uliveti in terreni pietrosi-argillosi ne hanno comunque risentito, in generale l’intero settore si è ripreso in maniera adeguata».

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«Così la qualità è rimasta su livelli di eccellenza: fra l’altro, lo dimostrano i riconoscimenti che al nostro livello aziendale stiamo cominciando a ricevere anche quest’anno» afferma Giuseppe Fois, che gestisce un assieme ai figli Antonello e Alessandro un colosso di tutto rispetto: 25mila piante, 200 ettari, 1.100 quintali in media all’anno.

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