La Nuova Sardegna

Nuoro

Alluvione, 42 indagati per la morte del poliziotto

Pier Luigi Piredda
Alluvione, 42 indagati per la morte del poliziotto

Il 18 novembre 2013 l’auto con a bordo Luca Tanzi finì dentro la voragine aperta all'improvviso nel ponte di Oloè, tra Oliena e Dorgali.La Procura di Nuoro ha notificato gli avvisi a tecnici e politici per disastro, lesioni e omicidio colposo

28 marzo 2015
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NUORO. La spalletta del ponte era crollata all’improvviso mentre la tempesta stava martoriando da ore la Sardegna. Era buio e pioveva. Un’ambulanza era appena passata con i lampeggianti accesi, seguita dal fuoristrada della polizia che la stava scortando all’ospedale di Nuoro. Un attimo e nella strada si era aperta una voragine che aveva inghiottito il fuoristrada con i quattro agenti che erano a bordo: l’assistente di polizia Luca Tanzi era morto sul colpo mentre i suoi tre colleghi erano rimasti feriti. Era il 18 novembre 2013, il giorno del ciclone Cleopatra che devastò la Sardegna.

Le accuse. Disastro colposo, omicidio colposo, lesioni, omissioni di atti di uffici per i lavori di manutenzione non fatti e per la mancanza dei piani di protezione civile, mancata vigilanza e altre omissioni connesse all’inondazione: queste le ipotesi di reato formulate dal sostituto procuratore della Repubblica di Nuoro, Andrea Vacca, a conclusione delle indagini sulla disgrazia accaduta sul ponte di Oloè, lungo la strada Oliena-Dorgali. Indagini chiuse. Ieri, gli agenti hanno notificato 42 informazioni di garanzia a politici, amministratori, dirigenti della Provincia di Nuoro, alti funzionari del Corpo forestale e dell’Ente foreste regionali, dirigenti del Consorzio di bonifica della Sardegna centrale, progettisti, costruttori e titolari delle imprese coinvolte nella realizzazione dell’opera. Dal provvedimento di chiusura indagini emergono omissioni inimmaginabili, situazioni di totale abbandono delle strade, pressapochismo, imprudenze, negligenze, inosservanza e violazione delle regole. «Ho la massima fiducia nell’operato della magistratura – ha detto Roberto Deriu, indagato, consigliere regionale del Pd e all’epoca dei fatti presidente della Provincia di Nuoro –. Cosa potrei aggiungere, se non il grande dolore per quanto accaduto». Gli agenti della squadra mobile di Nuoro gli hanno notificato il provvedimento a Cagliari, negli uffici della Regione.

I nomi. A Cagliari gli agenti hanno anche bussato alla porta del direttore generale del Corpo forestale, Carlo Masnata, del comandante Gavino Diana, che nel 2013 era comandante provinciale di Nuoro e anche dell’attuale reggente del Comando nuorese, Anna Maria Pirisi, all’epoca responsabile della protezione civile. E poi sono andati da Paolo Botti, direttore generale dell’Ente foreste e da Marinella Zizi, responsabile di Nuoro. Ancora più discrezione è stata adottata dagli agenti a Nuoro. Visto che negli uffici della Provincia di informazioni di garanzia ne hanno dovuto notificare una ventina. Agli ex assessori Franco Corosu e Paolo Porcu, all’ingegnere capo Antonio Gaddeo e poi ai responsabili dei vari uffici interessati alla viabilità provinciale e alla manutenzione delle strade. Sempre a Nuoro altri provvedimenti sono stati notificati ai massimi responsabili tecnici del Consorzio di bonifica della Sardegna centrale. Mentre a Oliena l’informazione di garanzia è stata notificata al sindaco Salvatore Serra.

L’inchiesta. Era cominciata subito dopo il crollo della spalletta del ponte di Oloè. Il procuratore della Repubblica di Nuoro, Andrea Garau e il sostituto Andrea Vacca, avevano disposto il sequestro di un’immensa quantità di documenti. I faldoni erano poi stati consegnati ai periti per le valutazioni tecniche. Oltre un anno di lavoro per il magistrato che, quando ha ritenuto di aver acquisito tutto la documentazione necessaria, ha concluso le indagini e inviato le informazioni di garanzia.

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