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il caso

Arbatax, in crociera sullo yacht destinato a Hitler

Paolo Merlini
Arbatax, in crociera sullo yacht destinato a Hitler

Potrebbe ripartire dalla Sardegna l’avventura della Buena Chica, la rompighiaccio commissionata dal führer e varata dopo la sua morte. L’imbarcazione, infatti, è in corso di restauro in Ogliastra

23 marzo 2015
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ARBATAX. Diciamolo subito: contrariamente a quanto potreste leggere su molti siti internet dedicati alla nautica di lusso o apprendere da servizi giornalistici un po’ temerari, Hitler non ha mai messo piede sullo yacht Buena Chica. È uno dei pochi dati certi quando si parla di questa barca di oltre 30 metri varata nel 1945, e che da allora ha avuto i più svariati utilizzi, da mezzo antimine degli Alleati alla fine della seconda guerra mondiale sino a location per festini pagati con corposi finanziamenti pubblici pochi anni fa. L’abbiamo trovata, assieme a barche del suo lignaggio, nella darsena del porto di Arbatax, sorretta da enormi cavalletti, con lo scafo arrugginito e bisognoso di restauro.

Ma torniamo a Hitler, visto che il rompighiaccio danese viene spesso indicato come lo yacht, o uno dei numerosi, che gli appartenne. Nel 1945, il führer aveva ben altri pensieri che non le vacanze in barca, perché dal 16 gennaio era rintanato nel bunker di Berlino dal quale uscì solo tre mesi e mezzo dopo, il 30 aprile, giorno in cui si suicidò insieme a Eva Braun dopo aver disposto che i loro corpi venissero bruciati all’aperto.

Made in Danimarca. Appurato questo, non resta che guardare a un’altra ipotesi sul legame con il capo nazista: il quale, affascinato dalla maestria dei cantieri danesi Nakskov Shipyard, nel 1943 avrebbe commissionato la barca in questione. Questa versione, pur non essendo comprovata da documenti storici facilmente reperibili, è accreditata da numerosi siti e potrebbe risultare attendibile, posto che Hitler aveva una speciale predilezione per le barche di lusso. Ma visto che fu varata nel 1945, e nel frattempo la Germania nazista ebbe ben altri problemi, è lecito pensare che non ci abbia messo piede neppure quando era in costruzione. Ed è probabile che sarebbe inorridito se avesse saputo che nel futuro sarebbe stata battezzata Bella Ragazza (Buena Chica) e non, chessò, con un più teutonico e altisonante Walkiria.

La terza ipotesi è che l’accostamento con Hitler sia soltanto una stravagante trovata pubblicitaria. Un gigante d’acciaio. Certo è che la barca aveva tecnologie avanzate per l’epoca, per via della propulsione elettrica che dava il moto all’elica e consentiva una grande autonomia di navigazione (4000 miglia marine). In pratica un’enorme dinamo alimentata da due motori diesel di elevata potenza, necessaria per far muovere questo gigante d’acciaio (un rompighiaccio appunto) lungo 33 metri e largo 7. Conclusa la guerra, gli Alleati ne videro le potenzialità e la utilizzarono in operazioni di sminamento nei mari del nord.

Della barca si torna a parlare negli anni ’70, quando passa in mani private e diventa uno yacht di lusso a tutti gli effetti. Ma è a partire dagli ultimi quindici anni che la troviamo nel Mediterraneo: a Trapani, poi a Valencia in Spagna sino all’approdo e al rimessaggio in Sardegna. Viene battezzata Buena Nina e poi Buena Chica (non si conosce il nome originale) e riammodernata negli interni così da farne un hotel viaggiante a cinque stelle. In breve tempo diventa un charter molto richiesto per crociere nel Mediterraneo.

Arriva la Lega. La ritroviamo così nel maggior evento nautico del 2007, l’America’s Cup di Valencia. Qui il Buena Chica ha la funzione di barca d’appoggio per un equipaggio italiano impegnato nella competizione, il +39 Challenge. Pur non essendo passata alla storia per i risultati, la sua partecipazione all’America’s Cup fece scalpore per i forti intrecci con la politica, come ha rivelato un’inchiesta dell’Espresso. L’armatore è Lorenzo Rizzardi, imprenditore bresciano vicino alla Lega e presidente del Circolo Vela di Gargnano sul Garda, del quale fanno parte gli ex ministri Roberto Maroni e Roberto Castelli.

Pagano i siciliani. Ma la sfida padana all’America’s Cup – misteri della politica – ha finanziatori siciliani: esibisce vele rosa perché lo sponsor è il Palermo calcio, ma è la Regione Sicilia dell’era Cuffaro il vero finanziatore, con 2,7 milioni di euro. Gli altri partner sono Giampiero Fiorani della Banca popolare di Lodi che concede un milione e mezzo di euro solo perché garantisce la Fonsai di Ligresti. Dopo la preparazione a Trapani, a Valencia +39 fa una pessima figura e viene eliminata rapidamente, mentre Buena Chica vive l’ultimo momento di notorietà. Sul suo ponte si offrono cene luculliane, tali da essere segnalate dal sito di gossip politici Dagospia; nelle quali, aggiunge l’Espresso, Maroni assicura che «vinceremo noi». Quando abbandona mestamente Valencia, +39 lascia una stecca di debiti per decine di migliaia di euro. Pochi mesi dopo viene venduta a un’asta fallimentare per appena 150mila euro.

E il Buena Chica? Per qualche tempo sopravvive in Sicilia come charter di lusso. E si cerca di venderla per una somma superiore al milione di euro, ma inutilmente, esibendo sempre più il legame originario con Hitler, forse nella speranza che attiri l’interesse di nostalgici e facoltosi appassionati di cimeli nazisti. Fino a tornare in mano a Unicredit Leasing e proseguire la propria carriera ad Arbatax, in attesa di nuove avventure. I ben informati del porto dicono che entro qualche mese solcherà nuovamente il mare per brevi crociere per conto di una società ogliastrina.

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