La Nuova Sardegna

Hotel 5 stelle con abusi sigilli per 37 ville e suite

di Giampiero Cocco
Hotel 5 stelle con abusi sigilli per 37 ville e suite

Il procuratore Fiordalisi ha sequestrato immobili per 80 milioni di euro Blitz dei militari negli alberghi extra lusso Pitrizza, Romazzino e Cervo

20 febbraio 2015
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PORTO CERVO. Dopo la scioccante evasione fiscale da 133 milioni di euro contestata ai vertici della Costa Smeralda, riaffiorano, clamorosamente, i presunti abusi edilizi negli hotel a cinque stelle. Ieri il capo della procura della Repubblica di Tempio Domenico Fiordalisi ha personalmente diretto le operazioni di sequestro preventivo disposto dal gip del tribunale Marco Contu su 37 immobili tra ville, suite, infrastrutture sportive e spazi destinati a ristorazione e relax come verande, barbecue all’aperto e piscine realizzate con il “Piano Casa” nei residence a cinque stelle di Romazzino, Pitrizza e nel cuore della Costa Smeralda, il vecchio e prestigioso hotel Cervo.

Un sequestro che ha impegnato una trentina di uomini tra carabinieri del gruppo provinciale di Sassari guidati dal colonnello Giovanni Adamo e personale della Capitaneria di Porto di Olbia e Golfo Aranci. Stando alle prime indicazioni il valore complessivo degli immobili finiti nel mirino della procura della Repubblica ammonterebbe ad oltre ottanta milioni di euro, trattandosi di ville prestigiose inserite nel contesto di uno degli scenari più belli del Mediterraneo e di suite presidenziali, una delle quali dispone di sette camere tra zona notte e soggiorno, un’ampia cucina al livello inferiore e una piscina privata. Il tutto impreziozito da pareti in granito naturale e piastrelle Cerasarda, la griffe della Costa Smeralda.

Il magistrato, nel primo pomeriggio, si è spostato ad Arzachena dove era previsto l’interrogatorio di un nuovo indagato nella vicenda dei presunti abusi d’ufficio che hanno consentito la realizzazione delle volumetria del “Piano Casa” negli ultimi tre anni, il dirigente dell’ufficio Tecnico Libero Meloni. Il quale, alla vista di tante divise che arrivavano nel suo ufficio, ha avuto un mancamento. Le perquisizioni dell’abitazione del funzionario comunale – che da due anni ha preso il posto del dirigente Antonello Matiz, coindagato nelle stessa inchiesta e spostato dalla giunta guidata da Alberto Ragnedda alla direzione dell’ufficio per la tutela ambientale – e dell’ufficio tecnico sono andate avanti alla presenza dei legali del tecnico indagato, gli avvocati Gerolamo e Filippo Orecchioni.

Nella casa di Libero Meloni i militari non hanno rinvenuto nulla di interessante per le indagini, mentre dall’ufficio tecnico comunale, luogo più volte visitato in questi ultimi anni dagli “inviati” del procuratore della Repubblica Domenico Fiordalisi, sono stati messi sotto sequestro diversi faldoni riguardanti le pratiche edilizie agli anni 2010, 2012 e 2013 relative alle concessioni edilizie rilasciate dall’ufficio tecnico comunale alla Sardegna Resorts srl, la società che gestisce l’impero immobiliare e residenziale della Costa Smeralda.

Nell’inchiesta, già avviata da oltre un anno, risultano indagati Mariano Pasqualone, amministratore di Sardegna Resorts srl, la ex amministratrice Aleksandra Dubrova, una manager di San Pietroburgo residente a Roma, l’ingegnere cagliaritano Tonino Fadda, progettista dei lavori di ampliamento e ristrutturazione degli hotel Pitrizza, Romazzino, Cervo e del Cala di Volpe e i tecnici comunali Antonello Matiz e Libero Meloni. Ieri, nel mettere sotto sequestro le ville e le infrastrutture dei tre alberghi a cinque stelle, la procura della Repubblica ha dovuto calare una parte delle sue carte.

Stando ai capi d’accusa Antonello Matiz, Libero Meloni, Aleksandra Dobrova, Mariano Pasqualone e Tonino Fadda avrebbero, in concorso tra loro, commesso abusi in atti d’ufficio e il reato di corruzione per aver imposto ad un tecnico comunale, tempi ristrettissimi nel rilascio delle concessioni edilizie riguardanti ristrutturazioni e ampliamenti nei 4 hotel della Costa Smeralda in cambio della promessa di affidare i lavori dell’intero appalto a un’impresa locale, la “Ainocal” di T. F. un cugino di Antonello Matiz. Il tutto, per l’accusa mossa al gruppo dal capo della procura della Repubblica Domenico Fiordalisi, per «favorire e recare un ingiusto vantaggio patrimoniale di elevata entità alla Sardegna Resorts».

Tra la società smeraldine e il Comune di Arzachena venne inoltre stipulato, a firma di Antonello Matiz «una convenzione di riqualificazione del sistema ricettivo alberghiero della Costa Smeralda» che, stando alle contestazioni, avrebbe costituito il “manuale Cencelli” di riferimento sulle future concessioni edilizie da rilasciare alla Sardegna Resorts. Tutto senza prendere atto, da parte del Comune, che esistevano dei vecchi abusi edilizi mai sanati. L’indagine, avviata sta prendendo quota e non è ancora conclusa. Anche perchè le carte in mano a Domenico Fiordalisi sono ancora tante, e tutte da calare.

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