La Nuova Sardegna

Mangia un fungo velenoso e muore

di Pinuccio Saba
Mangia un fungo velenoso e muore

Funzionario di banca ha raccolto un’Amanita phalloides e l’ha usata per il sugo. Inutile il ricovero in ospedale a Sassari

31 dicembre 2014
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SASSARI. Le tossine del fungo Amanita phalloides gli hanno distrutto il fegato e non gli hanno lasciato scampo. È morto così, dopo tre giorni di agonia, Andrea Cugusi, 53 anni, funzionario della Carige di Cagliari, che in questi giorni si era trasferito a Sassari, dai familiari della moglie per trascorrere le festività di Natale e Capodanno.

Andrea Cugusi, amante della vita all’aria aperta e appassionato di pesca subacquea, sabato ha deciso di andar per funghi e si è recato a Cala Dragunara, nei pressi di Capo Caccia. Ne aveva raccolto un cestino intero, di funghi, e tra questi alcuni esemplari (forse uno solo) della temibile Amanita phalloides conosciuta anche come Tignosa verdognola.

È stata la moglie, domenica ad Alghero, a preparare un sugo a base di funghi e poche ore dopo Andrea Cugusi ha cominciato a star male. Il primo sintomo dell’intossicazione è il dolore addominale, e questo particolare può aver fatto pensare a un’indigestione o ai postumi degli abbondanti pranzi di Natale. Col passare delle ore, però, la situazione è precipitata.

I dolori addominali sono aumentati, sono comparsi altri sintomi che hanno allarmato i congiunti di Andrea Cugusi. E nella tarda serata di lunedì è stato chiesto l’intervento di un’ambulanza del 118: l’uomo aveva ormai perso i sensi e non rispondeva alle sollecitazioni dei medici e dei familiari.

L’ambulanza del pronto intervento ha fatto tappa al pronto soccorso dell’ospedale civile di Alghero dove i medici si sono subito accorti della gravità della situazione e hanno disposto l’immediato trasferimento del paziente al “SS. Annunziata” di Sassari.

Dal pronto soccorso dell’ospedale civile sassarese, Andrea Cugusi – ormai in coma – è stato dirottato immediatamente nel reparto di rianimazione. Ma le tossine dell’amanita avevano ormai irrimediabilmente aggredito i tessuti del fegato e ieri mattina, poco dopo mezzogiorno di ieri, l’uomo è deceduto. Come prevede la prassi in caso di sospetto avvelenamento da funghi, i medici hanno allertato gli ispettori micologi del dipartimento di Prevenzione della Asl di Sassari. Dopo un accurato esame di laboratorio dei funghi rimanenti consegnati dai familiari di Andrea Cugusi, gli esperti hanno rinvenuto le spore del temibile fungo Amanita phalloides, segno evidente di una presenza del fungo che l’uomo non aveva distinto dai comuni e commestibili prataioli.

Il dipartimento di Prevenzione invita quindi quanti abitualmente o occasionalmente raccolgono, ricevano in regalo o consumano funghi raccolti in campagna, a rivolgersi all’ispettorato micologico della Asl di Sassari istituito nella cittadella sanitaria di Rizzeddu, dove gli esperti micologi effettuano il controllo gratuito dei funghi destinati al consumo in famiglia.

Gli appassionati o i raccoglitori occasionali, possono usufruire dei servizi erogati, oltre che nella sede di Sassari in via Rizzeddu Palazzina “F” aperta lunedì, mercoledì, venerdì dalle 12 alle 13.30, anche nelle sedi di Alghero in via Sanzio n° 1 e Ozieri negli uffici del dipartimento di Prevenzione in località San Nicola, operative il lunedì dalle 8.30 alle 11.

«Il controllo risulta importante non solo per la determinazione delle specie raccolte, ma anche per i consigli sul trattamento o la preparazione dei funghi stessi – spiega Pietro Murgia, responsabile dell'Ispettorato micologico –. Infatti, alcune specie vanno consumate previa prebollitura, altre dopo prolungata cottura, altre ancora si consumano dopo adeguata cottura ma previa asportazione del gambo o della cuticola».

Prestazioni, che vengono comunque garantite dagli esperti, anche in altri periodi dell'anno e fuori dagli orari di sportello, previo appuntamento telefonico.

Ma, sempre dai medici, arriva un’altro consiglio ed è quello di recarsi immediatamente in ospedale se, dopo aver mangiato dei funghi, si avvertono i primi malesseri. La tossina dell’Amanita danneggia irreparabilmente i tessuti del fegato, ma un intervento medico tempestivo può salvare la via dell’intossicato. Che, quasi sempre, deve poi sottoporsi al trapianto del fegato.

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