La Nuova Sardegna

Quel giornalista sassarese nelle Argonne

di Pier Giorgio Pinna
Quel giornalista sassarese nelle Argonne

Il reporter della Nuova Sardegna Ernesto Butta ucciso in battaglia l'8 gennaio 1915 prima ancora che l'Italia dichiari guerra

21 novembre 2021
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È gelido, il pomeriggio, quell'8 gennaio 1915. A poche ore dall'avanzata tedesca sul fronte delle Argonne, i francesi decidono di riconquistare le postazioni appena perdute. In loro aiuto richiamano dalle retrovie la Legione Garibaldina, formata tutta da italiani. La controffensiva è ostacolata dalla furiosa reazione del nemico e dall'ondata di freddo che attraversa le foreste in quella zona di confine molti chilometri a nordest di Parigi da sempre al centro di scontri armati nella Storia. Tra gli italiani che combattono contro la Germania nella Grande Guerra c'è il tenente Ernesto Butta, 38 anni, a lungo giornalista della "Nuova".

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Quasi una premonizione. È un repubblicano, strenuo avversario dei Savoia, molto anticonformista e bohemien. Poche settimane prima aveva scritto una lettera al fratello Ettore: «Rammenta che questa partenza è l'ultima verso la mia sorte definitiva: addio». Quel pomeriggio dalla temperatura polare Butta si lancia all'assalto guidando gli uomini della sua compagnia. Pochi minuti più tardi viene colpito da un proiettile. Muore sul colpo. Il corpo viene riportato dai compagni nello spazio di terra in mano francese.

Il cordoglio nell’isola. La notizia arriva in Sardegna tre giorni dopo. Lutto e commozione forti nella città natale e a Nuoro, dove da ragazzo Butta aveva studiato per qualche tempo. Tutti, poi, conoscono bene la famiglia. E c'è un dettaglio che rende la fine in battaglia particolare. L'Italia in quel momento non è ancora in guerra contro le potenze dell'Asse: farà la sua scelta solamente nel maggio successivo. Butta è volontario solo perché crede nell'idea di difendere la libertà della Francia: e per questo paga con la vita.

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Altri luoghi, altri tempi. "La Nuova Sardegna" aveva cominciato le pubblicazioni 23 anni prima. Butta arriva al giornale nel 1901 e qualche anno più tardi lo lascia prima di subire una serie di traversìe: persecuzioni poliziesche, viaggi a Roma, New York, esilio a Parigi. Nel numero del 12-13 gennaio 1915, a distanza di qualche giorno dall'uccisione del giornalista inquadrato come tenente tra i garibaldini, "La Nuova", all'epoca composta da sole quattro pagine, dedica la prima quasi interamente alla sua fine in battaglia. "La morte gloriosa del sassarese Ernesto Butta": questo il titolo che campeggia sulle sei colonne di piombo. Il formato è standard per i quotidiani di quel periodo: stampato con una carta così pregiata da rivelarsi dopo un secolo quasi bianca, solo un tantino ingiallita, a ogni modo perfettamente conservata e leggibilissima.

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Il segno di un’epoca. Duegrandi articoli sono dedicati alla vicenda. Uno, sulla battaglia delle Argonne, dal titolo "Il violentissimo combattimento fra garibaldini e tedeschi in cui cadde Ernesto Butta". L'altro, destinato a ricostruire la biografia del giornalista, indicato nella pagina semplicemente con nome e cognome, titolo in neretto maiuscolo dai grossi caratteri.

Dettagli che colpiscono. Al di là dello stile del primo Novecento e dell'abbondante retorica che colora i "pezzi", a cent'anni di distanza impressiona la notevole quantità di partic. olari che le agenzie di stampa riuscivano a procurarsi. L'articolo sullo scontro a fuoco è una corrispondenza da Roma. «Il combattimento – scrive il redattore, che sigla con una semplice B. iniziale tra parentesi – avvenne in una località prossima alla Maison des Forestieres. Parecchie migliaia di tedeschi, fatta saltare con la dinamite la prima linea delle trincee francesi, costringevano il reggimento prepostovi alla difesa ad indietreggiare di circa un chilometro e mezzo. Venne chiamata d'urgenza in rinforzo la Legione al comando di Peppino Garibaldi. Con abilissima manovra tattica s'impegnava il secondo battaglione forte di seicento uomini, su quattro compagnie. I volontari, incalzanti con vivacissima fucileria il nemico, che cominciava a trincerarsi nella regione conquistata, riuscivano a ricacciarlo indietro, nonostante un contrattacco violentissimo dell'artiglieria».

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Un fronte apertissimo. Peppino è il primogenito di Ricciotti Garibaldi, figlio del generale, e dunque nipote in linea diretta dell'Eroe dei due mondi, dal 1882 sepolto nell'isola di Caprera. Sul versante delle Argonne, nel quadro degli stessi scontri, pochi giorni prima del giornalista sassarese perdono la vita altri due nipoti di Giuseppe Garibaldi: Bruno e Costante, sempre figli di Ricciotti. I loro funerali in Italia saranno motivo di altri conflitti tra interventisti e neutralisti.

Il resoconto sul giornale. Ma di tutto questo naturalmente non si parla nel primo articolo della "Nuova", che così racconta invece la fine del redattore del quotidiano: «Ernesto Butta correva alla testa della terza compagnia tenendo il comando. Giunto presso il capitano Angelotti, questi lo esortava a non esporsi troppo: cercasse di ripararsi. Ma inutilmente: il Butta, pieno di fervore, cacciatosi dove più aspra era la mischia, si slanciava avanti, spronando i suoi uomini ad attaccare con più veemenza il nemico. Una palla esplosiva lo colpiva in fronte e lo uccideva all'istante. Il combattimento continuò, aumentando di intensità. Molti altri caddero».

I giorni successivi. In altri articoli la "Nuova" comunque torna sulla morte di Butta e sulle azioni dei garibaldini. Si dà notizia delle reazioni alla sua morte in tutt'Italia e successivamente dell'ordine del giorno pubblicato dal comandante del corpo d'armata francese nel quale il giornalista sassarese e altri caduti vengono citati "per il loro eroico contegno".

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Uno dei primi a perdere la vita. Altre informazioni su Ernesto Butta - che è stato il secondo giornalista italiano ucciso nella Grande guerra dopo Lamberto Duranti - si trovano in qualche saggio e in alcuni memoriali. Si sa così che il suo nome, per un errore di trascrizione, non compare nell'Albo d'Oro dei caduti. E se la sua fine è avvenuta - si è poi appreso con esattezza - nella foresta di Ravin de Meurissons/Varennes, vicino a Verdun, le autorità militari di Parigi sostengono nei loro documenti ufficiali che il proiettile l'ha colpito al cuore, e non alla testa, e in una zona delle Argonnne diverso da quello indicato in un primo momento: a ben vedere, dettagli secondari, che non mutano la ricostruzione dei fatti.

Il cimitero in Francia. Ancora oggi il redattore della "Nuova" è sepolto lontano da Sassari. Dopo essere stata ospitata per qualche tempo nel Cimitero de la Forestiere, la salma è stata inumata nel camposanto militare italiano della città di Bligny, tomba numero 1778, dove è stato eretto un monumento con una scritta in onore della legione per le sue imprese. Sulla lapide è scritto: «Bolante, Courtes Chausses, Ravin des Meurissons: qui sono composte le ossa degli anticipatori dell'Argonna, o Francesi o Italiani ubbidite al comandamento garibaldino!».

Il ricordo e i riconoscimenti. Le motivazioni della menzione all'Ordine dell'esercito per Ernesto Butta sono state ritrovate di recente dal giornalista Pierluigi Franz: «Ayant reçu l'ordre d'occuper une autre tranchée avec sa section, a exécuté immédiatement cet ordre. Resté en dehors de la tranchée pour s'occuper de ses hommes, a été tué d'une balle au coeur».

Il Senza bisogno di traduzione letterale, basterà aggiungere che nella "Citation à l'Ordre de l'Armée" vengono sottolineati due aspettii significativi nell'azione del tenente-cronista: senso del dovere e forte impegno verso gli uomini sotto il suo comando.

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