La Nuova Sardegna

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Il ritorno del carabiniere all’ovile

Il ritorno del carabiniere all’ovile

Alessandro Sechi produce pecorini pregiati a caglio vegetale

27 dicembre 2014
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NULVI. Quella di Alessandro Sechi, 39 anni, è la storia di un carabiniere tornato all’ovile. Si arruola nell’Arma a 18 anni, poi, nel 2002, lascia la divisa e torna a Nulvi a fare il pastore nell’azienda di famiglia Sa Mura Bianca e a produrre formaggi per il Terzo Millennio e a fare colazione, ogni mattina, con due bicchieri di latte appena munto. La sua è la scommessa, vinta, di un giovane che lascia un posto sicuro per riprendere il mestiere dei padri e dei nonni. «Quando abbiamo aperto il mini caseificio, nel 2002, in azienda c’erano 1.200 pecore, con una produzione di 400 quintali di formaggio l’anno – racconta –. Tutti facevano pecorino sardo. Era una guerra, così ho deciso di intraprendere un'altra strada e di produrre un formaggio con il caglio vegetale. Quelle che utilizzo io sono le spore di un fungo. Questa produzione è stata il mio trampolino di lancio e ho depositato il marchio”Pecorino vegetale” in Camera di Commercio nel 2007». La scelta di innovare i prodotti passa anche per l’ingresso in Coldiretti . «Nel 2010 ho cominciato a fare i mercati di Campagna amica – dice Alessandro Sechi – e ho avuto subito successo. Così, oltre a produrre il pecorino vegetale, ho cominciato a produrre il pecorino vegetale impagliato: un formaggio nato dai racconti di mio nonno. Durante la guerra i prodotti venivano nascosti perchè i militari, quando passabano per le case, facevano razzie. Si nascondevano i prodotti sotto la cenere, sotto il grano e sotto la paglia. Mio nonno Antonio mi diceva: “Se il formaggio lo metti sotto la paglia diventa più buono. Non so perché ma è così”. Allora ho provato a e dopo tantissimi tentativi ho trovato il microclima adatto. Le caratteristiche organolettiche vengono modificate. Il formaggio assorbe tutti i profumi della paglia e diventa un prodotto totalmente diverso anche come gusto. Dopo aver creato questi due prodotti sono stato segnalato da Coldiretti come giovane imprenditore che si è differenziato nella propria attività in agricoltura e ho vinto l'Oscar green regionale nel 2011».

A Sa Mura Bianca la strada della sperimentazione continua: il pecorino vegetale e l’impagliato sono diventati senza lattosio e si produce anche un caprino a caglio vegetale e si lavora il gioddu, lo yogurt sardo. «L'impagliato è una nicchia della produzione, massimo 5 o 6 quintali l'anno. Un prodotto perché la gente si ricordi di Sa Mura Bianca. Lo vendono in una bottega di Milano a 50 euro al chilo, più del Castelmagno – dice Sechi con orgoglio. Sono molto felice della scelta, che ho fatto di tornare in campagna. Avevo un posto di lavoro, ma non ho sbagliato a fare quello che mio padre ha sempre fatto. Non è vero che l'agricoltura sta morendo, che non si guadagna. I mercati di Campagna Amica sono sempre affollati. A Sassari, il sabato, ci sono 80 aziende con prodotti tutti a chilometri zero». (f.t.)

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