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più di 300 a rischio

Nuoro si ribella: «La mobilità è solo spreco di capitale umano»

Nuoro si ribella: «La mobilità è solo spreco di capitale umano»

NUORO. Preoccupati, parecchio preoccupati, nonostante le rassicurazioni che non perderanno il posto di lavoro. Che non lavoreranno più nel palazzo della Provincia, ma lavoreranno comunque per conto...

22 dicembre 2014
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NUORO. Preoccupati, parecchio preoccupati, nonostante le rassicurazioni che non perderanno il posto di lavoro. Che non lavoreranno più nel palazzo della Provincia, ma lavoreranno comunque per conto di altri enti pubblici. È la situazione che vivono oltre trecento dipendenti della Provincia di Nuoro. Duecentottanta i dipendenti stabili e precari assunti direttamente dell’Ente; altri 40, invece, hanno un’occupazione grazie alla Nugoro Spa, società in house che gestisce le manutenzioni.

Loro, questo piccolo esercito di colletti bianchi, venerdì scorso hanno simbolicamente occupato la sala consiliare che si affaccia su piazza Italia. «Sosteniamo i servizi e il lavoro», lo slogan dei sindacati confederali. Ancora una volta insieme «contro l’emendamento della legge di stabilità che taglia occupazione e salari», uniti «contro il nefasto disegno di legge regionale per un riordino partecipato del territorio la garanzia dei servizi», sottolineano Cgil, Cisl e Uil.

Concetti già messi davanti agli occhi del presidente della Regione Francesco Pigliaru e dei suoi assessori, mercoledì scorso a Nuoro. I dipendenti della Provincia gli hanno consegnato un documento chiedendo un apposito tavolo di confronto (urgente) per fare chiarezza una volta per tutte sul futuro della Provincia e dunque dei suoi lavoratori.

In un territorio che conta una forza lavoro di 138mila unità, gli occupati sono 53mila, 6mila i disoccupati e 79mila gli inoccupati, con il 57 per cento della popolazione inattiva, di cui il 74 per cento è costituito dai giovani, i sindacati stavolta non si sono limitati a «denunciare solo le criticità della riforma della pubblica amministrazione».

Cgil, Cisl e Uil, infatti, hanno portato all’attenzione di Pigliaru la proposta di «sette azioni concrete con l’intento di lanciare un suggerimento al governo nazionale ed a quelli locali: attivare subito la partecipazione dei lavoratori attraverso il confronto sui nuovi assetti amministrativi e sulle funzioni da trasferire tra enti ed eventualmente riproporre la reinternalizzazione di alcuni servizi», hanno sostenuto Angela Moni, Giorgio Mustaro e Raffaella Murgia, segretari provinciali rispettivamente della Cgil Fp, della Cisl Fp e della Uil Fpl. Tre sigle con un solo slogan: «Salviamo il territorio nuorese dalla desertificazione». Perciò propongono un piano strategico della pubblica amministrazione del Nuorese, già massacrata dai tagli e dalle fughe di Stato. Un piano strategico sviluppato in sette punti specifici da aggiungere «alla rivendicazione del territorio predisposta dal Comune di Nuoro, dalla Provincia, dalla Confindustria e dalle confederazioni Cgil, Cisl e Uil». Insomma: la spada di Damocle che pende sulla testa dei dipendenti della Provincia deve essere rimossa quanto prima. Ma non soltanto rimossa: va messa da parte definitivamente. Tant’è vero che «dobbiamo superare l’impostazione errata del trasferimento dei lavoratori negli enti superstiti, alla ricerca di un ruolo a loro adatto, che il più delle volte è introvabile e che determina un elevato spreco di risorse e di professionalità, ed è proprio di queste ultime professionalità che il nostro territorio ha un immediato bisogno – sottolineano ancora i tre sindacalisti provinciali di categoria –. La mobilità dei dipendenti, secondo noi, da effettuarsi in maniera residuale, va favorita con procedure di pubblicità e trasparenza, che rendano conosciuti ed accessibili i posti vacanti nelle dotazioni organiche, con bandi di mobilità intercompartimentali, agevolati dalla definizione delle tabelle di equiparazione. Pensiamo altresì che considerare la mobilità quale forma di soluzione organizzativa voglia dire rinunciare a riorganizzare i servizi ed eludere l’urgenza di un ricambio generazionale». Al primo posto c’è la salvaguardia «dell’elevato capitale umano, come elemento vitale della capacità della pubblica amministrazione di dare risposte certe in tempi rapidi. Per affrontare e superare i limiti, le incoerenze e le rigidità dell’attuale modello di governance degli enti locali, dobbiamo percorrere una strada che ci porti ad una vera innovazione organizzativa, e costruire nel contempo una rete di welfare capace di rispondere alle emergenze sociali». E quella Nuorese è una vera emergenza sociale. (re.nu.)

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