La Nuova Sardegna

I 28 sindaci: «Restare fuori da Abbanoa, diritto che va difeso»

di Giampaolo Meloni
I 28 sindaci: «Restare fuori da Abbanoa, diritto che va difeso»

L’assemblea di Santu Lussurgiu: chiesto incontro in Regione «Il nostro servizio è migliore. Pronti a marciare su Cagliari»

18 dicembre 2014
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INVIATO A SANTU LUSSURGIU. Dopo il 7 gennaio un incontro con la commissione Lavori pubblici del consiglio regionale. Oppure? «Oppure saremo davanti al palazzo del governo sardo per farci sentire, e saremo tanti, un pullman pieno per ogni Comune». I ventotto sindaci che rivendicano l’autonomia delle proprie amministrazioni da Abbanoa nella gestione del servizio idrico non arretrano un millimetro. Anzi, si muovono ancora più determinati per vedere riconosciute le richieste che da ormai dodici anni hanno messo e tenuto nell’agenda della vertenza «contro questo carrozzone che produce servizi pessimi alla collettività e produce bilanci in rosso». Obiettivo? «Una leggina per sancire di fatto lo sganciamento dalla società e che permetta di far pesare meno sulle tasche dei cittadini la fornitura dei servizi». Per dare maggior forza alla propria iniziativa, cercheranno di ottenere il coinvolgimento formale dell’Anci, l’associazione dei Comuni, quella sarda presieduta da Piersandro Scano, che considerano un’alleata ma con la quale i riscontri di vicinanza politica sull’argomento non sono stati finora di particolare slancio.

Per mettere a punto la tabella di marcia che trasporterà la vertenza da fine anno al nuovo, i sindaci si sono riuniti a Santu Lussurgiu, nella sala del Monte Granatico. Raccontano sofferenze e soddisfazioni. Alla fine sono convinti che «nel 2015 porteremo a casa il risultato». Non sarà facile. L’ostacolo da superare è Abbanoa, che non ha alcuna intenzione di cedere su una materia che considera niente più che un disturbo al proprio diritto. Ma è anche l’assessore dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda, che ha tutt’altre intenzioni sul futuro gestionale del sistema idrico (c’è un suo disegno di legge che prefigura la scomparsa dell’Autorità d’ambito ottimale – Ato – e la nascita di un Ente di governo).

«La gestione del servizio da parte dei Comuni è un diritto acquisito – rilancia per la millesima volta il sindaco di Domusnovas Angelo Deidda, tra i portabandiera di questa vertenza –. Abbiamo tolto soldi dai bilanci per costruire opere idriche, sacrificando altre voci ma assicurando ai cittadini un servizio di qualità e a costi decisamente inferiori rispetto alle tariffe praticate da Abbanoa». I sindaci sono di umore pessimo, contrariati da una slavina di balzelli che pesano sulle economie familiari e agli occhi degli amministrati trasformano i Comuni in società di riscossione. Tantopiù nei piccoli centri, come testimonia il sindaco di Santu Lussurgiu Emilio Chessa: «Siamo ormai al capolinea. Non è eticamente giusto entrare sempre più nelle tasche dei cittadini. «L’acqua è una risorsa che abbiamo, non togliamo niente a nessuno, la gestione diretta è solidarietà sociale».

Lo stato d’animo trova supporto contabile nelle parole dell’assessore Andrea Cinus (Teulada): «È incomprensibile che con un colpo di spugna costringano i Comuni a risanare i conti dei parassiti», dice richiamando il rosso profondo di Abbanoa. Si sentono spogliati di un patrimonio, come dice Francesco Caggiari, sindaco di Bortigali: «Per noi c’è una componente emotiva, è una questione di orgoglio sociale». Messaggio che arriva anche dal sindaco di Sedini Stefano Ruiu e dall’amministrazione di Villagrande Strisaili. Ma anche mortificati, dice il primo cittadino di Bonarcado Mario Sassu: «Mentre noi assicuriamo questi servizi, riuscendoci, altrove fanno ben altro sulle opere pubbliche». «Ci hanno tolto anche il fondo di solidarietà», incalza il sindaco di Olzai Antonio Ladu.

Concordano nelle motivazioni che alimentano la battaglia per l’autonomia, ma concordano soprattutto sul valore che la loro esperienza di amministrazione diretta delle risorse idriche ha prodotto: «Siamo un laboratorio, un esempio di qualità, risparmio, buona amministrazione». Per questo non si arrendono e trovano sostegno nell’Adiconsum regionale presieduta da Giorgio Vargiu, che picchia duro sul vertice di Abbanoa: «La continuità storica della cattiva gestione di Abbanoa è nella direzione generale. In quale posto del mondo con questi risultati si resta nello stesso posto per dieci anni?».

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