La Nuova Sardegna

Musica

Dal folk in sassarese all’inno per la Dinamo

di Andrea Sini
Dal folk in sassarese all’inno per la Dinamo

Gavino Soro ha scritto una canzone per il team di Sacchetti

18 dicembre 2014
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SASSARI. Per i suoi 84 anni ha deciso di farsi un regalo: un nuovo album, ancora una volta nella lingua della sua città, lasciata tempo fa ma sempre nel suo cuore. Gavino Soro, un’istituzione della musica sassarese, vive e lavora a Milano da quasi 50 anni. Scrive, si confronta, compone, suona tutti gli strumenti e fa il produttore. «Ma senza mai dimenticarmi da dove arrivo – sorride –. E infatti per passione continuo a fare il cantautore folk».

In questo ambito “Carrajoru di Ruseddu” resta il suo pezzo più conosciuto e ancora oggi apprezzatissimo, ma nel suo sconfinato archivio si può trovare di tutto. Un vero spaccato di mezzo secolo di musica popolare che travalica in maniera sorprendente i confini regionali e perfino nazionali. È sorprendente, per esempio, scoprire che un suo pezzo scritto nel 1960 fa ancora furore nella versione spagnola in Sudamerica.

«Quella canzone si intitola “Ju ju Juliette” – racconta Gavino Soro – e nel 1960 mi fece vincere il Festival nazionale della canzone, a Cagliari, che al tempo era piuttosto quotato, davanti a Renato Rascel. La mia canzone venne cantata da Tony Renis e Gino Corcelli». Vincere il primo premio, 150 mila lire, fu solo l’inizio: la sua canzone, i cui credits sono condivisi con Raimondo Sanna, venne incisa come “Ju Ju Juliette” dal cantante messicano Enrique Guzman e ottenne un successo strepitoso.

A inciderla in spagnolo fu anche tale Ricky Montana, piuttosto quotato tra Argentina, Cile e Uruguay. E poco dopo Soro riuscì ad approdare al Festival di Sanremo come autore della musica della ballata “Forse non mi vuoi bene”, i cui credit indicano come autore dei testi un certo Mogol.

«Non mi sono fatto ricco – dice oggi Soro dalla sua casa milanese –, ma quei dischi in Sudamerica hanno venduto milioni di copie e ancora oggi periodicamente mi arriva qualche soldo dei diritti d’autore. E questa per me è la soddisfazione più grande, sapere che qualcosa che ho scritto una vita fa viene ancora ascoltato dall’altra parte del mondo. Di recente ho ricevuto rimborsi della Siae dall’Estonia, e non chiedetemi come e perché...».

Il legame con la Sardegna e con la sua Sassari non è mai venuto meno, ma in mezzo secolo il rapporto con Milano si è fatto sempre più intenso. Lo dimostrano le canzoni scritte sulla Madonnina, sul cui sfondo pare di vedere l’Assunta, venerata a Sassari e destinataria del voto dei Candelieri. «Ho scritto canzoni sul Natale, anche di recente – dice Gavino Soro – ma negli anni Settanta uno di questi pezzi venne premiato con l’Ambrogino d’oro. Una gran bella soddisfazione, per un “accudiddu”».

La sua produzione intanto non si ferma, neppure a 84 anni compiuti. Di recente ha scritto una canzone dedicata alla Dinamo basket, interpretata da Jennifer Olgiati. Ma anche un nuovo album di canzoni di natale e una raccolta di pezzi in sassarese. «Ho iniziato a suonare a 16 anni da autodidatta – racconta –, e ho imparato a suonare tutti gli strumenti, io stesso credo di essere diventato una sorta di strumento. E il folk sassarese è rimasto nel mio cuore. Negli anni Settanta vennero a trovarmi tre giovanotti che volevano incidere un 45 giri...».

Si chiamavano Giovanni Maria Santoni, Tony del Drò e Lionello Siddi e diventarono un gruppo che fece epoca: il Trio Folk Sassari. «Con me incisero La Mirinzana e Drommi Drommi – racconta Soro –, ma anche Cantadda Sassaresa e Su Nie, della quale ogni tanto qualcuno prova a prendersi la paternità. Ma è tutto depositato alla Siae. E ho ancora le matrici dei dischi».

Tutto vero, documenti alla mano. E con tutti i suoi cimeli, ora i suoi amici a Sassari promettono di organizzare una mostra. Da non perdere, c’è da giurare.

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