Dal folk in sassarese all’inno per la Dinamo
Gavino Soro ha scritto una canzone per il team di Sacchetti
SASSARI. Per i suoi 84 anni ha deciso di farsi un regalo: un nuovo album, ancora una volta nella lingua della sua città, lasciata tempo fa ma sempre nel suo cuore. Gavino Soro, un’istituzione della musica sassarese, vive e lavora a Milano da quasi 50 anni. Scrive, si confronta, compone, suona tutti gli strumenti e fa il produttore. «Ma senza mai dimenticarmi da dove arrivo – sorride –. E infatti per passione continuo a fare il cantautore folk».
In questo ambito “Carrajoru di Ruseddu” resta il suo pezzo più conosciuto e ancora oggi apprezzatissimo, ma nel suo sconfinato archivio si può trovare di tutto. Un vero spaccato di mezzo secolo di musica popolare che travalica in maniera sorprendente i confini regionali e perfino nazionali. È sorprendente, per esempio, scoprire che un suo pezzo scritto nel 1960 fa ancora furore nella versione spagnola in Sudamerica.
«Quella canzone si intitola “Ju ju Juliette” – racconta Gavino Soro – e nel 1960 mi fece vincere il Festival nazionale della canzone, a Cagliari, che al tempo era piuttosto quotato, davanti a Renato Rascel. La mia canzone venne cantata da Tony Renis e Gino Corcelli». Vincere il primo premio, 150 mila lire, fu solo l’inizio: la sua canzone, i cui credits sono condivisi con Raimondo Sanna, venne incisa come “Ju Ju Juliette” dal cantante messicano Enrique Guzman e ottenne un successo strepitoso.
A inciderla in spagnolo fu anche tale Ricky Montana, piuttosto quotato tra Argentina, Cile e Uruguay. E poco dopo Soro riuscì ad approdare al Festival di Sanremo come autore della musica della ballata “Forse non mi vuoi bene”, i cui credit indicano come autore dei testi un certo Mogol.
«Non mi sono fatto ricco – dice oggi Soro dalla sua casa milanese –, ma quei dischi in Sudamerica hanno venduto milioni di copie e ancora oggi periodicamente mi arriva qualche soldo dei diritti d’autore. E questa per me è la soddisfazione più grande, sapere che qualcosa che ho scritto una vita fa viene ancora ascoltato dall’altra parte del mondo. Di recente ho ricevuto rimborsi della Siae dall’Estonia, e non chiedetemi come e perché...».
Il legame con la Sardegna e con la sua Sassari non è mai venuto meno, ma in mezzo secolo il rapporto con Milano si è fatto sempre più intenso. Lo dimostrano le canzoni scritte sulla Madonnina, sul cui sfondo pare di vedere l’Assunta, venerata a Sassari e destinataria del voto dei Candelieri. «Ho scritto canzoni sul Natale, anche di recente – dice Gavino Soro – ma negli anni Settanta uno di questi pezzi venne premiato con l’Ambrogino d’oro. Una gran bella soddisfazione, per un “accudiddu”».
La sua produzione intanto non si ferma, neppure a 84 anni compiuti. Di recente ha scritto una canzone dedicata alla Dinamo basket, interpretata da Jennifer Olgiati. Ma anche un nuovo album di canzoni di natale e una raccolta di pezzi in sassarese. «Ho iniziato a suonare a 16 anni da autodidatta – racconta –, e ho imparato a suonare tutti gli strumenti, io stesso credo di essere diventato una sorta di strumento. E il folk sassarese è rimasto nel mio cuore. Negli anni Settanta vennero a trovarmi tre giovanotti che volevano incidere un 45 giri...».
Si chiamavano Giovanni Maria Santoni, Tony del Drò e Lionello Siddi e diventarono un gruppo che fece epoca: il Trio Folk Sassari. «Con me incisero La Mirinzana e Drommi Drommi – racconta Soro –, ma anche Cantadda Sassaresa e Su Nie, della quale ogni tanto qualcuno prova a prendersi la paternità. Ma è tutto depositato alla Siae. E ho ancora le matrici dei dischi».
Tutto vero, documenti alla mano. E con tutti i suoi cimeli, ora i suoi amici a Sassari promettono di organizzare una mostra. Da non perdere, c’è da giurare.